La litania delle prove, sempre più disarmanti nella loro dinamica, con poco spazio per un reale addestramento al tufo - salvo la partenza - nonostante i cavalli nuovi, vede soprattutto crescere la preoccupazione per i calci di Alcnachito, che costringe all'esonero il Nicchio alla terza prova, dopo un contatto tra i canapi (esenzione confermata anche alla quarta prova) e la Tartuca per la provaccia.
Buoni gli spunti dai canapi offerti da Drago e Aquila (prima prova), Torre e Giraffa (seconda), Torre e Aquila (terza), Aquila e Tartuca (quarta), Nicchio e Civetta (prova generale), Aquila e Civetta (provaccia). Le vittorie delle prove vanno registrate per Leocorno, Drago, Leocorno, Leocorno, Nicchio e Aquila.
Si va al Palio con qualche considerazione in più per la Civetta e il Drago, la conferma dell'Aquila come favoritissima, e ben pochi altri riferimenti tattici, se non la solita ascesa «diplomatica» della Torre. E in più, su tutto il quadro, pesa la paura per la ritrosia di Alcnachito a stare tra i canapi: evitarne le coppiole, diventerà la prima missione per tutti i fantini alla mossa.
C'è un attimo, incredibile, prima della carriera, quando i dieci cavalli camminano lievi in attesa di entrare tra i canapi, che fa capire davvero che cosa sia il silenzio. E' l'attimo che pare durare una vita, in cui la Piazza attende la busta con l'ordine di ingresso. E' un silenzio profondo, gravido di speranze, infarcito di preghiere e scaramanzia: la musica dell'attesa, che è sempre accompagnata dalla speranza, è quella che si sente in quel momento in Piazza del Campo.
La busta arriva. Il mossiere e tutti i Contradaioli, si augurano che la Selva vada di rincorsa. Ma non sarà così: la minaccia dei calci di Alcnachito incomberà sulla mossa. Eccolo l'ordine di ingresso tanto atteso: Leocorno, Giraffa, Torre, Chiocciola, Aquila, Civetta, Selva, Nicchio, Tartuca e il Drago di rincorsa. Iniziano i giochi tattici, la Piazza aspetta.
Quali sono le dinamiche della mossa? La variabile impazzita è senz'altro Alcnachito e infatti nel corso dei lunghi minuti di attesa, per due volte Zullina viene raggiunta dalle coppiole del cavallo della Selva. C'è grande problema in basso, nei canapi, dove la Torre non riesce a far pesare la sua potenza diplomatica ed è spesso pressata, anche perché tutte le contrade a valle della Selva, tendono a star ben lontane per evitare colpi proibiti. Ed è questo, al di là di tattiche, salve e partiti, l'elemento chiave della mossa di luglio.
Quando il Drago decide di entrare, c'è un grande affollamento di sette contrade verso il basso, mentre l'ottava, il Nicchio, nella parte «centro-settentrionale» del canape, ha il vuoto intorno a sé. Giraffa e Leocorno riescono ad approfittare al meglio del bonus della parte bassa della pista e partono in testa, ma alle loro spalle, c'è il Nicchio, con il Colagè che ripete la manovra di abbassamento della traiettoria che già nel 1998 gli consentì di vincere proprio nel Nicchio. Seguono Drago, Torre, Chiocciola, Tartuca e Aquila, mentre molto più lontano, penalizzate dalla mossa, sono Selva e Civetta.
Alla mossa già si delinea la strategia del Nicchio: mentre il Bruschelli riesce a vincere il testa a testa con il Leocorno per girare primo a San Martino, il Bufera cerca quel «viottolo» che è proprio sul confine della logica: tanto basso da recuperare metri agli avversari davanti, tagliando la curva, ma non così da finire sul colonnino. La manovra riesce alla perfezione: a metà dei materassi di San Martino, il Nicchio è primo, seguito dal Leocorno e dalla Giraffa. Gli altri sembrano già tagliati fuori. Nella spianata prima del Casato il Nicchio guadagna metri su metri e il primo Casato vede la mai considerata accoppiata Zullina-Bufera, assolutamente in testa. Dietro, Velluto tenta una manovra ad alto rischio per recuperare: stringe la traiettoria della curva riuscendo a passare il Leocorno, finendo anche per allargarlo fino a sbattere nei palchi.
Trecciolino vola in collo agli spettatori in palco, mentre Velluto per un attimo si volta a guardare gli effetti della propria manovra. Ugo Sancez rallenta anche la Chiocciola e la Tartuca, che così, ormai lontane dalla possibilità di vincere, ingaggiano un duello a suon di nerbate che almeno mette un po' di sale nella loro Carriera.
Davanti il Nicchio è lontano, inarrivabile. Dario Colagè respira, si volta indietro a guardare e vede solo tanto tufo fra lui e la Giraffa: imposta una traiettoria dolce a San Martino, fa rifiatare Zullina, che pare tranquilla, sicura della propria insospettata forza. La sua andatura è quasi da prova, tanto è il vantaggio.
Mentre imposta il secondo Casato, Bufera opta ancora per una curva senza stress: non ce n'è proprio bisogno. Ma proprio all'apice della salita, a curva ormai praticamente conclusa, Zullina abbassa la testa. L'anteriore destro non risponde più, il barbero non può galoppare. Il ritmo della grande sfida si placa inesorabilmente: il cuore di Bufera batte più forte. E' un attimo: la sensazione della vittoria imminente non c'è più, sostituita dallo sconforto del dolore per un sogno che si perde per un guizzo del destino avverso. Un infortunio del cavallo e il Palio del Nicchio è finito. Mentre quelli che erano stati i dominatori escono di scena, rallentando come un'auto di formula 1 che deve fermarsi ai box, la Giraffa prende la testa all'inizio dell'ultimo giro. E il Palio, da passerella solitaria per un solo protagonista, si trasforma in duello a tre: Velluto è infatti incalzato dal barbero scosso del Leocorno, mentre Cianchino recupera metro su metro, portando la Civetta a ridosso del duo di testa.
La Giraffa, pressata da Ugo Sancez, non riesce a tenere traiettorie strette, mentre la Civetta fa un ultimo giro da capolavoro. Ecco il Casato: Giraffa ancora prima, il Leocorno più basso e la Civetta subito dietro. Ugo Sancez non cede, si impegna, mostra la potenza dei suoi muscoli, mentre Attilax è stanco e Alanis sembra avere la forza del vento.
Eccoli nella volata finale, come centometristi che cercano il record. A cinque metri dal bandierino, la Giraffa cede e Velluto urla la sua rabbia mentre si rende conto della sconfitta. Più in basso nella pista, vicino agli steccati, Cianchino nerba per l'ultima volta Alanis e spera nel guizzo estremo del suo cavallo. Ma Ugo Sancez non molla, rende vana la rimonta della Civetta.
Vince il Leocorno. Due successi in poco più di dieci mesi: una magia, una striscia di gloria che capitan Marco Gualtieri (con i tenenti Marco Andreini e Bruno Mazzuoli) e il priore Lorenzo Sampieri, condividono con il proprio popolo. E con quel Contradaiolo particolare, Alfredo Mandarini, capitano tre volte vittorioso, che stavolta ha «solo» portato Ugo Sancez nella stalla del Leco.
Lontana dalle luci della ribalta, Zullina, il cavallo che per due giri aveva dominato, torna nella stalla del Nicchio. Bufera piange, mentre il cavallo viene fasciato. Arriva il van del Comune e mentre nel rione vicino si sente il tam-tam della vittoria, il barbero viene trasportato alla clinica veterinaria. Già si sa che il cavallo si salverà: l'infortunio non è grave. Ma è stato decisivo per spostare gli equilibri del Palio del 2 luglio 2001.
(Da "Palio un anno, 2001" di Daniele Magrini)
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