La tratta pone come favorita assoluta la Pantera con Benito ed un Cianchino in cerca di riscatto, escludendo possibili sorprese, solo la Chiocciola, con Bastiano e Figaro, sembra in grado di contrastare la Contrada di Stalloreggi.
Nelle prove il movimento dei fantini è intenso, Cianchino passa dall'Onda alla Pantera, Bonito prova nella Selva e nella Tartuca che, dopo aver montato anche Truciolo, affida Galleggiante all'esordiente Imolino, allenatore del cavallo.
Nell'Istrice Moretto lascia il posto ad Aceto il cui posto nell'Oca viene preso da Massimino arrivato dal Nicchio, a conferma della ritrovata serenità fra le due Contrade. Entrano fra i canapi Selva, Chiocciola, Montone, Bruco, Onda, Pantera, Istrice, Oca, Tartuca e Drago, la Contrada di Camporegio è di rincorsa per la seconda volta in soli tre Palii.
Falchino ha enormi difficoltà per far entrare Martino, dopo più di un'ora di attesa un vigile trascina il cavallo fra i canapi.
Per D'Inzeo è il pretesto per annullare la mossa e cambiare busta. Il Drago viene posto d'autorità fra i canapi, ancor prima di conoscere il nuovo ordine d'ingresso.
La tensione cresce a dismisura, la tradizione, che vuole un Palio turbolento con le quattro verdi in Piazza, è ancora confermata.
Finalmente la Selva si decide ad entrare, il cavallo del Drago si impenna e Falchino scende a terra astenendosi dalla corsa.
Partono in testa Pantera, Oca, Bruco e Istrice, la Chiocciola non trova spazio, l'Onda è in netto ritardo.
A San Martino la Pantera è già nettamente prima, dietro lottano Massimino e Bastiano che rintuzzano gli attacchi di Aceto.
Al secondo San Martino cade il Bruco, stessa sorte per la Tartuca e al terzo giro per il Montone.
Cianchino conduce Benito con sicurezza, ha la vittoria in tasca ed accarezza il suo cavallo, dietro Massimino cade lasciando il secondo posto alla Chiocciola.
Per la Pantera una nuova vittoria a tempo di record, dopo Bubbolo e Giacca nel luglio 1926, Cianchino e Urbino nell'agosto 1978, ancora il fantino sardo protagonista, i cronometri si fermano ad 1'14".4.
(Da "Daccelo!" di Roberto Filiani)
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