Fontebranda torna a invadere le strade con bandiere e tamburi dopo otto anni di attesa e lo fa nel modo più clamoroso, schiacciante e sorprendente possibile. Giovanni Atzeni detto Tittia e Fedora Saura hanno dimostrato che nel Palio di oggi le certezze non esistono. Conta il cuore, la rabbia, la forza di un popolo, la determinazione di una dirigenza affamata di rivalse.
Conta tutto ma conta soprattutto quel giovane fantino caparbio e coraggioso che non si è arreso davanti ai primi Palii andati male.
Abile interprete della cavallina Fedora Saura, messa a punto come una fuoriserie, prova dopo prova, giorno dopo giorno, fino a che il feeling non è stato perfetto.
Un trionfo che apre nuovi orizzonti, spezza alleanze solide, rimescola le carte e stravolge le gerarchie, un trionfo che ora proviamo a rivivere con le parole.
Alle 19,36 l'uscita dei nove cavalli dall'Entrone, il saluto al palco delle comparse e il lento ma inesorabile tragitto verso la mossa.
L'attesa è tutta per la busta che come da tradizione è "scesa" dal palco dei capitani per essere recapitata nelle mani del mossiere marchese Giorgio Guglielmi di Vulci.
Le Contrade sono state chiamate tra i canapi nel seguente ordine: Lupa, Valdimontone, Onda, Oca, Civetta, Nicchio, Bruco, Drago e di rincorsa la Tartuca.
Subito nervosimo tra i canapi, con la Civetta che non trova posizione e si porta spesso e volentieri a bloccare l'ingresso della rincorsa. Nella parte alta della mossa anche Bruco e Nicchio fanno fatica a mantenere l'allineamento, mentre nella zona bassa Lupa e Valdimontone hanno grande spazio.
Passano i minuti e il mossiere ordina la prima uscita dai canapi. Si ricomincia ma non cambia niente e quando Oca e Lupa forzano c'è il primo abbassamento del canape.
Ora lo spazio c'è ma la Tartuca non entra e l'attesa crea tensione anche nella parte bassa del canape, dove i cavalli di Valdimontone e Lupa iniziano a scalciare.
Guglielmi di Vulci ordina un'altra uscita e qualche istante dopo si vede costretto ad abbassare il canape per evitare rischi ai cavalli.
C'è anche una terza uscita e dopo mezz'ora di attesa finalmente si parte. Clemente getta uno sguardo dentro i canapi e poi spinge dentro Caro Amico.
Scattano bene Onda, Lupa e Oca, mentre il Drago sceglie la traiettoria interna. A San Martino Tittia è già nettamente in testa, Bighino è attardato, Vittorio va largo, mentre Sgaibarre stringe troppo e rovina sul tufo.
All'uscita dalla curva dietro l'Oca riemerge il Valdimontone, mentre in terza posizione si fa vedere il Nicchio mentre tutte le altre accoppiate sono già attardate.
Tittia è perfetto al Casato, Lo Zedde tenta di riavvicinarsi ma cade e di conseguenza il Nicchio si porta secondo.
Un solo giro e restano due Contrade a contendersi il cencio di Provenzano. L'Oca sembra non avere problemi nel gestire il vantaggio, anche se Brio sollecita Dostoevskij per accorciare il distacco.
Al terzo Casato i giochi sembrano fatti ma il Nicchio non si arrendere e stringe la traiettoria oltre ogni possibilità. Tittia resta un po' largo e rischia l'impatto con Estremo Oriente scosso che procede al contrario. Un inconveniente che rallenta la volata di Fedora Saura, ridando speranza al Nicchio.
Negli ultimi metri l'Oca usa il nerbo per tenere dietro il grande avversario e ci riesce per una manciata di centrimetri. Fontebranda può festeggiare.
(Da "La Nazione" del 3 luglio 2007)
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