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2 luglio 2005
BRUCO

DEDICATO A ENEA SILVIO PICCOLOMINI PAPA PIO II

CAPPOTTO REALIZZATO DA TRECCIOLINO
CAPPOTTO REALIZZATO DAL CAVALLO BERIO

L'ordine è quello di entrata fra i canapi e il grassetto indica la vincitrice
In questo colore le contrade estratte a sorte
Cliccando sui nomi dei cavalli, su quelli dei fantini e sulle immagini, si apriranno le relative pagine

Donnaiuolo TORRE Sgaibarre
Elfo di Montalbo CHIOCCIOLA Cianchino
Ellery ONDA Bighino
Berio BRUCO Trecciolino
Zodiach LUPA Salasso
E.T. di Gallura TARTUCA Brio
Vai Go CIVETTA Gingillo
Alesandra LEOCORNO Il Pesse
Brento NICCHIO Tittia
Zilata Usa AQUILA

MOSSIERE: Daniele Masala






CAPITANO: Giovanni Falciani
RETTORE: Germano Trapassi
MANGINI: Federico Cappannoli - Patrizio Signorini - Maurizio Nasoni
BARBARESCO: Claudio Bani

La contrada non vinceva dal 16 agosto 2003
Il fantino non vinceva dal 16 agosto 2004




Quando si comincia a fare sul serio, appena dopo il grande silenzio che caratterizza l'attesa della busta, è facile ipotizzare una mossa affatto semplice. In primo luogo per la vicinanza delle rivali, poi si scoprirà anche per il nervosismo di qualche barbero. Alla fine ci vorranno due mosse invalidate prima di approdare a quella buona. E nel mezzo, si perderà anche tempo per sostituire un ferro a Donnaiuolo, barbero della Torre. Questo l'ordine di ingresso ai canapi per il Palio di Provenzano 2005: Torre con Donnaiuolo e Antonio Villella detto Sgaibarre; Chiocciola con Elfo di Montaldo e Salvatore Ladu detto Cianchino; Onda con Ellery e Walter Pusceddu detto Bighino; Bruco con Berio e Gigi Bruschelli detto Trecciolino; Lupa con Zodiach e Alberto Ricceri detto Salasso; Tartuca con E.T. di Gallura e Andrea Mari detto Brio; Civetta con Vai Go e Giuseppe Zedde detto Gingillo; Leocorno con Alesandra e Giuseppe Pes detto Il Pesse; Nicchio con Brento e Giovanni Atzeni detto Tittia; Aquila (rincorsa) con Zilata Usa e Luca Minisini detto De'. Inizia un valzer che andrà avanti per circa un'ora, con le ombre della sera che si faranno via via sempre più minacciose. Daniele Masala, il mossiere tornato per sostituire Ambrosione, ha i suoi guai. Nella parte bassa del canape c'è il rodeo che l'Onda impianta per danneggiare la Torre e scalzarla dalla tranquillità del primo posto. Un danneggiamento fatto quasi sempre dentro le regole, salvo un paio di colpi proibiti. Al centro, c'è Zodiach che dopo un po' mostra segnali di nervosismo, seguito di li a poco anche da E.T. nella Tartuca. E infine, nella parte alta, la Civetta bracca senza respiro il Leocorno, finendo per coinvolgere anche il Nicchio. Masala non interpreta tutto al meglio: commina perfino due richiami a Tittia, reo solo di non voler lasciare le penne nella caccia grossa imbastita dalla Civetta ai danni del Leocorno. Richiami fioccano anche per Lupa, Civetta, Torre. Il nervosismo cresce e l'Aquila non approfitta di alcune opportunità per partire, anche se il Minisini per lungo tempo si troverà di fronte l'ostacolo del Leocorno, salito in alto per sfuggire alla Civetta. Dopo una ventina di minuti l'Aquila entra, ma secondo Masala la prima mossa e da invalidare. Molti i dubbi su questa decisione. Netta invece l'irregolarità della seconda mossa, visto che l'Aquila è ancora abbondantemente lontana dal verrocchino quando Masala è costretto ad abbassare i canapi su cui si era fatta insopportabile la pressione di alcune Contrade. Poi, alla fine, si ha netta la sensazione che il gioco degli accordi sia giunto a maturazione. L'allineamento diventa praticamente perfetto, fatto salvo qualche posto non assegnato. E allora, i tasselli del Palio vanno al posto deciso dalla sorte. L'Aquila entra e il Bruschelli è subito il più pronto, seguito dal Nicchio, dall'Onda e dalla Torre. Al primo San Martino Bruco primo incalzato dal Nicchio e, mentre dietro frana la Tartuca, l'Onda riesce a impanciare la Torre larga, finendo però anche per strizzare la Lupa finita nel mezzo. Zodiach, di fatto, esce di scena. La distanza fra i due battistrada si fa subito talmente abissale che il Palio diventa già prima del Casato un discorso a due fra Bruco e Nicchio. Brento appare talmente potente che già i due popoli vanno con la mente alla carriera del 1984, quando Cianchino superò Aceto. I brucaioli, ovviamente temendo quell'epilogo, i nicchiaioli auspicandolo. Ci si avvicina al secondo San Martino con il Nicchio che incalza, ma fin dalla spianata successiva al Casato, Bruschelli prende il viottolo giusto che costringe l'avversario al largo. Tittia sente la potenza di Brento ed è convinto di poter passare al largo al secondo San Martino. Era quello che voleva il Bruschelli. Il barbero del Nicchio, oltretutto, scivola e Tittia non è più in grado di governarlo. Trecciolino tiene la traiettoria stretta e non gli rimane altro che seguire il volo del giovane rivale sul tufo, proprio mentre Zodiach frana con tutto il suo peso sul fantino del Nicchio. Il Palio è finito. Non rimane che il volo di Villella al terzo San Martino, mentre Bruschelli, pur non spingendo più Berio, vince con il tempo di 1.13.9, attento solo a non investire le centinaia di contradaioli già sul tufo fin dal secondo giro. Palio deciso dalla sorte e da una mossa avventata di un giovane protagonista. Se la manovra di Tittia fosse andata a buon fine sarebbe diventato un eroe: la sua irruenza giovanile lo ha mal consigliato, ma rimarrà comunque nella storia della carriera del 2 luglio la generosa determinazione di Atzeni nel tentativo di superare il maestro. Gigi Bruschelli, invece, si gode il nono trionfo. Sempre più sovrano solitario, per la gioia di quelli del Bruco.

(Da "Palio un anno, 2005" di Daniele Magrini )






BOZZETTI DEL DRAPPELLONE NON ACCETTATI DAL COMUNE






















LE CADUTE DEI FANTINI




















i Masgalani




















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