CAPITOLO I - LUOGHI E PODERI

               


INTRODUZIONE A LUOGHI E PODERI
E' buona regola prima di intraprendere un qualsiasi discorso sopra un soggetto, qualunque sia la sua natura, illustrarlo adeguatamente e presentarlo nel migliore dei modi onde consentire al lettore di prenderne conoscenza e perché no, familiarizzare con esso per riuscire a comprenderlo a fondo e valutarne tutti i suoi aspetti e caratteristiche. Nel nostro caso trattando di un popolo converrà, per tener fede a quanto premesso, presentare subito l'ambiente e il suo territorio; quei luoghi insomma dove si è adattato e vi ha vissuto la sua vicenda umana.
Il termine generico di "popolo" viene a significare in questa ricerca un insieme di famiglie e dei luoghi loro attinenti che facevano parte della parrocchia di Quercegrossa alla fine degli anni Cinquanta del Novecento. Di conseguenza i confini parrocchiali di quel tempo saranno i limiti spaziali entro i quali si tratterà in questo lavoro, escludendo quei luoghi che ne hanno fatto parte nel passato e che col mutare delle situazioni e degli interessi sono stati accorpati ad altri popoli come Mucenni, la Cappannetta e la Cornacchia. I limiti della frazione di Quercegrossa, poi, li fisserei dalla casa del Brogi a quella del Leccino per avere così un preciso ambito di riferimento, escludendo quindi il Castello, che per la sua vicinanza avrebbe tutto il diritto di essere considerato nel paese, ma per la sua natura è da iscriversi tra i poderi, in quanto costituisce un nucleo a sé stante.
L’escursione inizia con Quercegrossa paese, a cui fanno seguito i poderi compresi nel territorio, esposti secondo il criterio dell’ordine alfabetico scartando quello di appartenenza alle fattorie o quello della posizione geografica, forse più interessanti ma più confusi nell’indice.
Purtroppo uno studio sulle strutture abitative e la loro modifica nel tempo si presenta carente a causa della mancanza di documenti e carte o mappe relative che perdura fino ai primi decenni dell’Ottocento. Il motivo principale di questa difficoltà risale alla conquista fiorentina dello Stato senese e alla delega che il Granduca concesse al Governo della caduta Repubblica a gestire la tassa su fabbricati e proprietà che fece mancare il cosiddetto estimo. Infatti, imponendo una tassazione diversa e non occorrendo la stima e la descrizione dei beni, a Siena e nel suo contado mancò la documentazione che invece esiste nel resto della Toscana. Questa carenza venne attenuata parzialmente dalla costituzione del Catasto detto Leopoldino nel 1825, che pur nella sua limitatezza della rappresentazione grafica, andata in buona parte dispersa, ci fornisce dati esatti sulle proprietà e la loro estensione nonché le misure degli edifici nell'anno suddetto e successive modifiche.
Insieme alla descrizione del luogo o podere ho ritenuto interessante tracciare la loro storia padronale e ricostruire sommariamente quel via vai di famiglie tipico del mondo mezzadrile che vi si sono alternate, con una maggiore attenzione all'ultimo secolo.
Il turista o viaggiatore che, trovandosi in Siena, volesse visitare Quercegrossa richiamato dal buon vino, o dalla memoria di Jacopo della Quercia o del Castello, o semplicemente fare una gita in campagna alla scoperta di antichi poderi del Chianti e godere di aria pura, non rimane altro da fare che imboccare a Fontebecci la strada detta di Castellina ed incominciare a guardarsi intorno, alla ricerca di scorci panoramici dei quali il nostro territorio è particolarmente famoso. Potrà così incontrarsi con un ambiente collinare unico al mondo e giungere dopo pochi minuti in prossimità del paese.
Il territorio di Quercegrossa è attraversato dalla strada regionale, una volta Statale 222, che fa da confine ai comuni di Monteriggioni a ponente e Castelnuovo a levante, sì che il paese si trova diviso tra i due Enti.
Accennando brevemente una descrizione fisica del territorio che ha costituito l’habitat umano ed economico identificato nel popolo di Quercegrossa, vediamo che il reticolo poderale si distribuisce su quattro direttrici ben distinte: quella principale lungo la strada regionale fino al paese, la zona di Passeggeri, quella di Petroio, e l’ambiente che si affaccia sul torrente Staggia. Ognuna di queste zone, pur nella uniformità del terreno collinare che contraddistingue la regione, presenta proprie caratteristiche che condizionarono parzialmente la produzione agricola e l’allevamento dei contadini. Si va, infatti, da quelle terre prevalentemente boschive di Passeggeri a quelle più magre e sassose di Petroio e ai fertili ma ristretti piani della Staggia e del Bozzone, terre quest’ultime che hanno dato sempre una resa superiore. I poderi lungo la statale hanno terre variamente ondulate con qualche scosceso avvallamento, come in prossimità di Macialla, e con i boschi generalmente ai margini delle coltivazioni, lontani dalle strutture poderali.
Il territorio è attraversato da due torrenti, la Staggia e il Bozzone, alimentati dagli innumerevoli borri e fossi di scolo che un tempo bencurati e mantenuti, scorrevano lungo i pendii dei campi coltivati. La Staggia nasce in località Castagno al Poggio di Serravalle e scorre per circa 28 km prima di gettarsi nell’Elsa. Il Bozzone nasce al Poggio di Serravalle in località Castagno ed è un affluente dell’Arbia presso Siena e misura circa 20 km di lunghezza.
Tutto il territorio della parrocchia era percorso da numerose strade comunali, private e campestri che collegavano sufficientemente le varie unità poderali e fattorie che, come sappiamo per effetto del sistema mezzadrile sorgevano sparse e distanti l’una dall’altra. Ancor oggi sono quasi tutte percorribili e consentono il transito e lunghe passeggiate. Un territorio il nostro, in definitiva, che ha mantenuto i suoi caratteri originali. Un paesaggio di colline, privo di grossi rilievi, modificato solo impercettibilmente dalla debole mano dell’uomo impegnato a rubare alla natura qualche particella di bosco, a tracciare sentieri e strade o a spianare poggetti per costruire case, e anche i corsi dei due torrenti maggiori scorrendo nel fondovalle non devono aver modificato di molto il loro letto e la pianura. Ed ecco che col passare del tempo prese forma il paesaggio che noi oggi conosciamo: le strade che conquistano e definiscono il loro percorso, le prime costruzioni lungo di esse, le prime panche sui torrenti e la scoperta delle sorgenti d’acqua buona. Poi il nascere dei poderi, le chiese, il castello, le ville, le fattorie e i terrazzamenti del terreno oggi quasi tutti scomparsi, hanno formato un ambiente fino a poco tempo fa ancora visibile, vivibile e ameno, e qui voglio introdurre la bella premessa che don Giuseppe Merlotti fa alla sua ricerca sulla Parrocchia di Quercegrossa: "Ritrovasi... sul crine del poggio che separa le acque del torrente Bozzone e della Staggia in amena e ridente collina, circondata all’intorno da deliziose villette campestri, ed altre case coloniche: vi si respira un'aria purissima, difesa dai venti boreali per i monti del Chianti che la cingono al suo settentrione". Un vero paradiso doveva apparire la zona di Quercegrossa a don Giuseppe, lui parroco dell’aspro Poggiolo, e noi concordiamo con lui.
Domandandosi sull’origine e significato del nome o toponimo del nostro paese crediamo che non ci sia bisogno di lambiccarsi il cervello, basta citare e approvare le ovvie conclusioni del Pecci, studioso e storico del '700, che ha visto le macerie del castello e la campagna d’intorno e così scrive:"Facilissima, per qualche antica, e smisurata quercie, che quivi fusse stata, si rende a chiunque la deduzione del nome di questa fortezza, situata nella podestaria di Castel nuovo della Berardenga, nella diocesi di Siena, e in distanza dalla città miglia quattro". Un nome derivato da una grande, vecchia pianta, quanto poi sia antico questo nome non lo sapremo mai. Sappiamo però che nel tempo la sua grafia si è modificata passando dalla forma di due parole composte da un nome e un aggettivo, Quercia e grossa, all’unico Querciagrossa con variante Querciegrossa, per divenire di recente Quercegrossa.
Nel 1960 Il territorio compreso nella parrocchia di Quercegrossa si estendeva per circa tredici km quadri ossia milletrecento ettari ed era suddiviso in trentasette luoghi o poderi:
Arginanino, Arginano, Bellavista, Belvedere, Belvederino, Casalino, Casagrande di Petroio, Casanuova, Casapera, Casino, Castagnoli, Castellare, Castello, Colombaiolo, Erede, Gaggiola, Gallozzole, Macialla, Maciallina, Magione, Monastero, Mulino, Mulinuzzo, Olmicino, Paradiso di Petroio, Passeggeri, Petroio, Pietralta, Poderino, Podernuovo, Poggiagrilli, Poggiobenichi, Poggioni, Quercegrossa, Quetole, Sornano, Viareggio. In questi luoghi vivevano cinquantasei famiglie di contadini e un’altra quarantina tra possidenti, artigiani, braccianti e operai. Le antiche fattorie erano otto, i cui nomi sono evidenziati nell’elenco. Iniziamo ora il nostro cammino nella campagna di Quercegrossa. aiutati dall’indice delle località e da una mappa.

Lorenzo Mori