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POGGIAGRILLI
Figlio della divisione delle terre dei poderi che fu intrapresa da molti proprietari all’inizio del Novecento, il podere di Poggiagrilli venne edificato nell’anno 1921/22 e la famiglia Bianciardi che lo doveva rinnovare nel marzo 1922 attese alcuni mesi abitando provvisoriamente nella fattoria di Petroio, dei Pallini, al quale Poggiagrilli apparteneva. Venne costruito a poche centinaia di metri da Petroio sulla strada per Viareggio e prese il nome dal luogo e dal borro detti Poggio ai Grilli, di antica memoria: nel 1735 le Monache della Madonna danno in enfiteusi a Giovanni Francesco Andreucci un pezzo di terra boschiva di staia dieci in circa (1,3 ettari) nel comune di Petroio detto “Poggio a Grilli” delle ragioni del podere di Gaggiola.L’edifico a pianta rettangolare aveva una scala esterna che portava al piano superiore dove si trovavano la cucina e le camere. Alla base della scala l’ambiente adibito a forno. Dietro casa la stalla, l’ovile, il castro dei maiali e tanto di fontone. Le terre di sua competenza vennero smembrate dai poderi della fattoria, ma soprattutto dal podere Paradiso. I Bianciardi furono l’unica famiglia colonica ad abitarvi e da quando lo lasciarono nel 1962 il fabbricato è caduto in rovina. Costruito un po’ in autonomia con la rena del Bozzone, cominciò ben presto a mostrare difetti agli intonaci che si scrostavano e altri inconvenienti, come ricorda l’anziano Lorenzino Bianciardi: "La costruzione era fatta male con tanta rena e poca calce e cascavano gli intonaci". Il podere di Poggiagrilli raggiungeva un’estensione di circa venticinque ettari, con tanto bosco. In sostanza un terreno "mezzo e mezzo", non molto produttivo, ma con vino buono e abbondante e la produzione si aggirava sui 40/50 ql. annui. Di grano si raccoglievano 50 ql. scarsi. Prima della guerra tribbiavano con uno di Vignaglia, gli ultimi anni col Mori di Quercegrossa. Nella stalla un paio di vacche, e un paio di bovi nel settembre per la coltratura. A Poggiagrilli tenevano dieci/quindici pecore, una scrofa e quattro/cinque maiali da ingrasso che portavano nel bosco. Ammazzavano un maiale all’anno. La luce venne allacciata nel dopoguerra, intorno al 1950.
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