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2 luglio 1662
domenica
NICCHIO





- prima di iniziare la lettura, si consiglia di leggere l'introduzione -



Il 30 giugno la Biccherna1 emise un bando per il Palio da corrersi per la Festa della Madonna di Provenzano che, secondo l'Elenco Generale del Comune, lo Zazzeroni e l'Aurieri fu vinto dal Leocorno, mentre per il Bandini, il Macchi (che all'epoca aveva solo 14 anni) e il Comucci fu vinto dal Valdimontone, che comunque non se lo attribuisce.
Lo svolgimento e l’esito della corsa sono descritti dalla Compagnia di Santo Stefano, la quale oltre a specificare che il Nicchio rimase in testa per tutti i tre giri (senza però far riferimento al nome del fantino), aggiunse che i contradaioli festanti si recarono nella Chiesa di Provenzano “a rendere le gratie accompagnati dalla Contrade del Oca, e della Selvalta, e della Civetta”2.
Dopodichè, il 9 luglio, "donorno e fecero carità alla Compagnia di S.Stefano del Palio nella vettoria della domenica passata riceuto che fu di questo colore, e forma di damasco cremisi doppio d'altezza e con fregio verde più di damasco nel mezzo, lungo braccia dodici foderato di taffetà rosso con fregio verde con nastri rossi, e verdi. Paliotto con la Santissima Vergine di Provenzano con Armi dell'Ill.mi Sig.ri Vecchi, Ballati, e Colombini come Signori della festa"3.
E' dunque questa la prima volta che, insieme agli emblemi dei Signori della Festa4, compare anche il volto della Madonna di Provenzano.
Al contrario di ciò che siamo indotti a credere, le Armi Gentilizie e l'immagine della Vergine, non apparivano sul premio principale, che nel caso era un damasco e sul quale ben poco si poteva dipingere, bensì su un'altro tipo di stoffa, sorretta da un'asta, meglio conosciuta come "paliotto".
Pertanto, se ne deduce che accanto al vero premio, che finiva prima o poi per essere smembrato o fuso, venisse donato alla Contrada vincitrice anche uno stendardo pitturato a ricordo e simbolo della vittoria5.
I tre Gentiluomini venivano eletti di anno in anno dai loro antecessori e dovevano provvedere alle spese del Palio, versando a testa trenta tolleri (o talleri).
Ad esempio, i prescelti del 1662 furono: Camillo Vecchi, Pietro Ballati e Patrizio Colombini.
Un terzo della somma versata serviva per far fronte alle spese di organizzazione, mentre gli altri 60 tolleri erano il valore del premio spettante alla Contrada vincitrice.
La consuetudine resse fino al 1836, anno in cui i nobili senesi si rifiutarono di farsi carico delle spese del Palio di luglio.
Tuttavia, l’ulteriore conferma della vittoria del Nicchio, ce la offre un anno dopo anche il notaio montanaiolo Mariano Raspanti che, per evitare di fare brutte figure, si rivolse ai confratelli della Compagnia della Santissima Trinità, con l’intento di persuaderli ad accettare il Palio che si era appena aggiudicato il Valdimontone, portando come esempio il comportamento tenuto in precedenza dagli stessi amici nicchiaioli:"...come l'Anno passato la Contrada del Nicchio venze il palio e lo donò alla Compagnia di S.Stefano, e però poteva intendere quello fecero loro e pigliare qual esempio accio la nostra Compagnia non paia da meno dell'altre"6.


NOTE:
[1] ASS, Biccherna 869, 30 giugno 1662, cc. 18v e 19
[2] ASS, Patrimonio Resti 1723, Compagnia di S.Stefano, c. 197v
[3] ASS, Patrimonio Resti 1723, Compagnia di S.Stefano, c. 197v
[4] ACS, Preunitario 10, 1688-1836, c.s.n.
[5] Poiché la combinazione dei tre nobili propugnatori è sempre stata diversa, attraverso l'identificazione degli stemmi delle loro casate, è possibile datare con certezza i più antichi drappelloni.
[6] ASS, Patrimonio Resti 1846, Compagnia della SS.Trinità, c. 188


ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE












RIEPILOGO
VITTORIE
DAL 1633
AL 1691