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15 agosto 1633
lunedì
TARTUCA





- prima di iniziare la lettura, si consiglia di leggere l'introduzione -


Il 12 luglio 1633, a due mesi appena dalla pubblicazione del Bando della "proibitione della fiera di Mont'Alcino, e di Rosia per causa della peste"1, la Balia2 stabilì che il "Palio per la Madonna d'Agosto si corra quest'anno con i cavalli per la piazza"3, in quanto Siena, nonostante il "contagio dal quale d'ogni intorno è stata circondata sia miracolosamente del tutto sino adesso rimasta intatta”4.
L'effettuazione "de la corsa del Palio da farsi il dì 15 d'Agosto giorno della gloriosa Vergine con i cavalli”5 è confermata da un verbale del 4 agosto nel quale l'Oca manifestava la volontà di non voler partecipare alla corsa perché "ochupata in altre spese".
La carriera è documentata anche in una incisione del contemporaneo Bernardino Capitelli, oggi conservata in una sala del Palazzo Pubblico.
Nell'immagine i fantini cavalcavano "a pelo", erano all'arrivo della corsa e si stavano scambiando furibondi colpi con il sovatto, una sorta di gatto a nove code col manico di zampa di capriolo, che dal 2 luglio 1703 venne sostituito da "un semplice nerbo"6.
All'interno della Piazza, sormontata da un Palazzo Pubblico non ancora elevato nel secondo piano e dalla sua torre priva del Campanone7, i contradaioli esultanti salutavano la vittoria scendendo dai palchi, mentre i Maestri di Campo a cavallo erano intenti a mantenere l'ordine.
Dal balcone del Municipio8 pendeva una lunga pezza di stoffa pregiata: era il premio per il vincitore.
La raffigurazione però non ci aiuta a comprendere quante e quali Contrade vi partecipassero e, per risalire al fatto che era stata la Tartuca a vincere, dobbiamo rifarci a documenti conservati nell'archivio della Contrada, nei quali è tra l'altro specificato che al fantino, rimasto ignoto, vennero elargite "piastre 6"9.
Notizie dell'esistenza di questo drappo si riebbero per la prima volta nel 166310, quando si decise che era ormai tempo di tornare in possesso del "Palio nostro che è nelle mani del Magnifico Giovanni Francesco Pollini". Il Pollini era il Capitano vittorioso dell'agosto 1633 ed era creditore della Contrada di parte delle spese della vittoria e per questo motivo aveva ancora in pegno il Palio. Più tardi, nell'adunanza del 12 giugno 166711, il Priore Fortunio Avanzati propose di riscattare il broccato, preziosa stoffa di seta pesante lavorata in rilievo con disegni, che nel frattempo era finito in pegno al Camerlengo Augustino Viti, tramite il padre Domenico.
Contemporaneamente venne però stabilito che, una volta riacquistato, con lo scopo di coprire alcuni debiti pregressi, questo venisse smembrato, togliendo dal broccato un paramento, "cioè davanzale, pianeta, guanciale, sopra calice e mantellina... e il restante disporlo come soprasedia".
E' palese che di questa elegante stoffa, ormai così mal ridotta, non ne sia più rimasta traccia.
A seguito di una istanza da parte della Contrada, con delibera del 14 febbraio 189612, la vittoria venne ufficialmente riconosciuta dal Comune che ne dispose la trascrizione nell'Elenco Generale, senza però darne seguito effettivo.
E' pertanto ancora pendente l'istanza della Tartuca, recentemente rinnovata, che sollecita la formale esecuzione della delibera di quello che deve essere considerato il primo Palio corso in Piazza, dal momento che non sappiamo con certezza se nell'agosto 1605 il Palio fosse stato "alla tonda", come proposero l'11 luglio 1605 i Deputati della Festa, Fortunio Martini e Gismondo Santi, che trasmisero una formale richiesta al nobile colligiano Lorenzo Usimbardi, Primo Segretario del Granduca.
La risposta a questi signori non si fece attendere, avanzando solo la paterna raccomandazione di "assicurisi che la festa non doventi tragedia ne s'ammazi gente”13.
Detto questo, non si trova altra corrispondenza o cronaca che attesti l'effettuazione di questo Palio14 e anche nel primo libro delle deliberazioni dell'Oca che tratta di questo periodo, non ne vien fatto alcun accenno15.


Bernardino Capitelli (Siena 1584 ca. - 23 marzo 1639) (AAS, Matrimoni e defunti di San Pietro a Ovile 1824, c.56v).
Considerato che nei battesimi cinquecenteschi non di rado erano omessi i cognomi di coloro che venivano al mondo, l'anno di nascita del Capitelli è pertanto approssimativo e viene dedotto dal calcolo dell'età (55 anni) che appuntò il parroco nel necrologio dell'artista.


NOTE:
[1] ASS, Balia 833, c. 14
[2] La Balìa era il principale organo di governo locale; in seguito alla riforma del 1° febbraio 1561 voluta da Cosimo I de' Medici, era composta da venti cittadini "risieduti" (cioè coloro che avevano ricoperto precedentemente qualche magistratura) che rimanevano in carica per un anno. I venti venivano scelti direttamente dal Granduca su una lista più ampia di nomi, proposta dal "segretario delle leggi". I compiti della Balìa erano: eleggere gli ambasciatori da inviare al Principe, determinare le spese, sovraintendere a tutte le questioni riguardanti il Monte dei Paschi, controllare i monasteri, le confraternite, ospedali, istituti di beneficenza, organizzare le feste della città come quella di mezz'agosto con il Palio e, più in generale, decidere su tutto ciò che poteva essere ritenuto utile per Siena.
[3] ASS, Balia 196, c. 91
[4] ASS, Balia 833, c. 5
[5] ACOc, Deliberazioni, libro A, 1601-1645, c. 379
[6] ACS, Preuntario 105, 2 luglio 1703
[7] Nel 1632, a causa del suono difettoso, il Campanone della Torre del Mangia venne tolto per tentare di ripararlo, ma visti gli scarsi risultati ottenuti, alcuni anni dopo si optò per la fusione di una nuova campana, affidandone la realizzazione a Girolamo Santoni da Fano e al senese Giovanni Battista Salvini. La procedura di fusione, avvenne nel convento di San Francesco e durò quasi dieci mesi. Il 23 settembre 1666 iniziò la difficile opera di riposizionamento che però incontrò non pochi disagi dovuti al trasporto, nonché all'altezza della torre. Furono necessari dieci giorni e si dovette ricorrere a due grandi argani azionati da 53 uomini. Basti pensare che la campana pesava 6.674 chilogrammi; era alta 1,98 metri e aveva con un diametro di 2,34 metri
[8] Il balcone venne demolito durante il restauro dell'edificio, propiziato dalla Mostra dell'Arte Antica che si tenne a Siena dall'aprile al settembre 1904. Il 17 aprile, giorno dell'inaugurazione, dette spunto a un Palio straordinario vinto dal Leocorno con Picino (Angelo Meloni), alla presenza del Re Vittorio Emanuele III.
[9] ACTa, Libro primo deliberazioni 1663-1792, c. 2
[10] ACTa, Libro primo deliberazioni 1663-1792, c. 1
[11] ACTa, Libro primo deliberazioni 1663-1792, c. 4 e 4v
[12] ACS, cat. X.1.3 Prot. n.3 del 2 gennaio 1896 e delibera n. 533 
[13] ASS, Balia 189, cc. 212v e 213
[14] A detta dei Signori Deputati alla Festa per l'Assunta, il Palio si sarebbe dovuto svolgere in Piazza, lungo un percorso  "chiuso et arrenato" (quindi già si ipotizzava la stesura di materiale sabbioso sul selciato), con "barbari corridori" che avrebbero dovuto compiere cinque o sei giri, ossia l'equivalente della distanza fra il Santuccio e il Duomo (teatro del Palio alla lunga) e al vincitore sarebbe andato in premio un grande taglio di broccato. 
[15] ACOc, Deliberazioni, libro A, 1601-1645


ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE












RIEPILOGO
VITTORIE
DAL 1633
AL 1691