Arrivare alla decisione di costruire l'acquedotto non fu comunque cosa facile, dato che nel corso degli anni si ebbero scontri accesissimi fra i fautori della nuova realizzazione e coloro che ritenevano fosse sufficiente aumentare il numero delle cisterne e rintracciare nuove polle che potessero alimentare con maggior gettito d'acqua gli antichi Bottini, che fino ad allora avevano soddisfatto le esigenze della città.
Nel 1886 vennero effettuati studi ed indagini sulle sorgenti dell'Arbia, dell'Elsa e del Massellone, che non dettero però i risultati sperati.
Nel 1892, mentre gran parte della popolazione faceva pressioni sugli amministratori cittadini perché l'acqua di Fontebranda fosse "elevata" con mezzi meccanici nella parte più alta della città, venne presentato il progetto di un acquedotto che doveva portare a Siena le sorgenti del Vivo.
Il preventivo di spesa, era elevatissimo e fece esplodere violente polemiche che si protrassero a lungo fino a che un interessamento di Firenze verso le stesse acque del Monte Amiata oggetto del contendere, spinse gli amministratori ad aprire le trattative per l'acquisto della sorgente prima che fosse troppo tardi.

via Banchi di Sopra
Nell'agosto del 1895, dopo che la Società della Fonderia del Pignone aveva eseguito lavori di livellazione e di rilievo del terreno, e dopo che una commissione tecnica aveva esaminato ben 18 sorgenti stabilendo che la "sola derivazione praticamente possibile e soddisfacente era quella delle acque del Vivo", la Giunta portò al Consiglio Comunale la proposta di stilare un compromesso con i proprietari della sorgente.
Trascorse ancora molto tempo, caratterizzato da difficoltà di carattere finanziario, legale e progettuale, prima che i lavori potessero iniziare e pur se la condotta adduttrice dell'acqua fosse terminata nel 1914, l'opera risultò definitivamente completata soltanto nel 1918.
Inoltre la maggior parte degli allacciamenti dei privati e le numerose diramazioni nelle varie zone a ridosso della città vennero effettuati molto tempo dopo.