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- UN PO' DI STORIA -


VITA DI CONTRADA
testo ripreso da libro: "Siena, il Palio" di Giulio Pepi, edito dall'Azienda Autonoma del Turismo

Le Contrade, oggi, hanno dilatato attività e funzioni al vasto settore del "tempo libero", senza tuttavia abbandonare nessuna autonoma prerogativa territoriale, culturale, religiosa.
Sono "Enti giuridici territoriali", sulla cui determinazione (se pubblici o privati) si è molto discusso, studiato e scritto fino a raggiungere la conclusione, tratta da una recentissima istanza autorevolmente accolta, secondo cui appare indubbia la "personalità pubblica" in aggiunta e indipendentemente da quella "canonica" ad alcune di esse già formalmente riconosciuta.
Si è fatto acutamente rilevare che la ruota della vita quotidiana di ciascuna Contrada gira intorno a tre assi: la Chiesa, la Sede e la Società, con l'aggiunta della stalla e di magazzini (come un tempo avevano i "ridotti": ma questi servivano esclusivamente da depositi militari).
La Sede è anche "museo" che raccoglie una documentazione di secoli. Arredi sacri, lavori di oreficeria, costumi, documenti, pitture, sculture lignee (alcune di famosi maestri), lapidi commemorative, busti in bronzo, in marmo o ritratti di uomini che costituiscono anche oggi mirabili esempi per le opere compiute fuori o dentro i confini della Contrada, doni simbolici di affezione e memoria, Palii vinti, gelosamente racchiusi e protetti da splendide teche. Lunghi anni in un colpo d'occhio, passano attraverso i drappelloni (alcuni di pittori famosi: da Guttuso a Maccari, da Purificato a Vespignani, Attardi, Dova, Adami per breve citazione).
Sono immagini della vita che passa, degli ordinamenti che cambiano, delle "epoche" e anche delle "mode" non sempre pacifiche e serene. In alcuni troneggia lo stemma amico dei Lorena, in altri quello dirompente di Napoleone, in quasi tutti (fino ad una certa epoca) gli stemmi casalinghi dei "Deputati della Festa": un comitato di responsabili per disciplinare lo svolgimento delle feste del Palio, di cangiante e dilettevole storia. Compaiono i drappelloni giacobini (che cambiarono gli stemmi con le iniziali del nome, in attesa della nuova araldica imperiale), quelli risorgimentali con la croce di Savoia, con le camicie rosse, per giungere alla comparsa dei fasci littori e al loro declino.
Nella sede si tengono le assemblee a volte esuberanti della Deputazione, del Seggio, del Consiglio generale anche oggi convocato - oltre che con i mezzi resi accessibili dalle moderne tecniche delle comunicazioni di massa ­ attraverso l'affissione di manifesti negli appositi "albi", murati sugli edifici di confine, e il suono della campana maggiore della Chiesa.
Secondo lo Statuto che ogni Contrada si è data e al quale obbedisce, nella Chiesa e nella Sede batte l'orologio della sua storia: dalle nomine delle Commissioni fra cui, importantissima, quella elettorale, che indica le votazioni generali per il rinnuovo del Seggio o del Capitano, alle riunioni di lavoro serali, all'annuncio aperto all'augurio delle nascite, alla partecipazione agli eventi che toccano la comunità e ciascuno in quanto membro.
In Chiesa si celebrano i matrimoni, i riti in onore del Santo a cui è dedicata, le manifestazioni di giubilo per la vittoria, le commemorazioni dei defunti, le preghiere di invocazione o di ringraziamento, la benedizione del cavallo e del fantino prima della corsa. Una bandiera fermata da un nastro nero sulla porta, indica che è anche "camera ardente", ultima sosta della salma di fronte all'altare della speranza e al saluto degli amici.
In una visita a Siena, le Sedi e le Chiese delle Contrade, rappresentano punti di riferimento che non possono sfuggire all'ospite attento: sia per il loro contenuto demologico e culturale (il termine racchiude anche gli esemplari storici e artistici di patrimonio universale), sia per una approfondita presa di coscienza dell'originalità dello spirito senese, sotto il profilo etnico, amministrativo, politico (nel senso antico di cittadini di autonome "polis", che in una convergono).
È il percorso obbligatorio per coloro che davvero vogliono non avventurarsi in banali o superficiali accostamenti, non formulare affrettati e inconsapevoli giudizi (un altro è la visita - meglio ancora la frequenza anche breve - della Società di Contrada) e assistere poi al Palio con sufficiente e adeguata preparazione.
La Festa del Santo Patrono è una tappa di rilievo durante l'anno. Le strade sono illuminate, le campane e la musica suonano, si ricevono in forma solenne i rappresentanti delle Contrade "aggregate" le cui bandiere sventolano lungo la via principale insieme a quelle della celebrante. Il "Solenne Mattutino", recitato in questa occasione, rappresenta l'osanna a Dio, nella concordia e nella fraternità, il richiamo della Sua testimonianza, il momento di un rinnovato e antico atto di fede, la richiesta della protezione al Santo, ma forse anche l'umile, inconsapevole riconoscimento dell'armonia universale al di sopra e al di fuori del finito.
L'avvenimento è predeterminato nel calendario annuale. Si svolge in occasione della ricorrenza del Santo (o dei Santi o della Madonna nei diversi titoli di culto) a cui è intitolata la Chiesa. Se l'anniversario non cade di domenica, si va al sabato e alla domenica successiva (infra ottava).
La sera del sabato, vigilia, è riservata alle manifestazioni che sopra abbiamo brevemente descritto. La domenica, all'uscita dell'intera "comparsa", diversa da quella del Palio, formata da sessanta o oltre cento alfieri e tamburini. Per l'intera giornata, il numeroso gruppo percorre le strade della città rendendo omaggio alla dimora dei propri appartenenti (con la "sbandierata" di saluto), alle autorità, alle Contrade amiche o "aggregate" (in termini antichi si chiama "effettuare il giro").
Le "aggregazioni" risalgono molto indietro nel tempo. Negli ultimi quaranta anni è stato stipulato solo un patto di questo genere. Mentre, al contrario, molte alleanze sono state sciolte. Come la politica dei grandi Stati, anche la politica delle Contrade è spesso fluttuante. Sono costanti, di solito, solo nelle rivalità, quando addirittura non si creano delle nuove.
Ma non è escluso che la "diplomazia" torni a ricucire vecchi strappi, a colmare certe crepe, a smussare certe punte. Può darsi che il bisogno, anche formale oltreché reale (il secondo "deve" sussistere), di sentirsi amici dando e ricevendo, possa riemergere. Il futuro, al solito, è in grembo di Giove.
Altre fasi significative dei festeggiamenti domenicali sono il "battesimo" e il "rientro".
Il secondo è la rappresentazione dell'annuale rinnuovo di "appartenenza" (riporta alla mente i medioevali cortei di "sudditanza") alla Contrada di cui si fa parte. E'l'ultima fase del "giro", il ritorno (o "rientro") in Contrada partendo spesso da Piazze ubicate agli antipodi della città. Alla "comparsa", si unisce quasi sempre un corpo musicale e sempre tutti i componenti il Consiglio, con il Priore e gli altri maggiorenti in testa, gli uomini, le donne, i bambini (a volte piccolissimi, ancora condotti sul carrozzino). È anche una dimostrazione di prestigio e vigore di fronte agli altri, di gagliarda vitalità e fierezza. Quando il corteo imbocca la strada principale della Contrada, le campane suonano e la Chiesa accoglie tutti per il canto di finale ringraziamento alla Vergine ("Maria mater gratiae").
Il "battesimo" è la consacrazione rituale di appartenenza alla Contrada. Quasi tutte le Contrade hanno eretto fontanine in marmo, in bronzo o in travertino, sempre con il simbolo in chiara evidenza (fatta eccezione per alcune che preferiscono usare direttamente la fontana del quartiere, a volte antichissima, dal cui nome spesso è designata l'intera zona: Fontebranda, Pispini ecc.). Qui si ritrovano tutti i bambini nati nell'intero arco dell'anno nel territorio della Contrada, oppure i figli di contradaioli residenti al di fuori del cerchio delle mura (confine giuridicamente invalicabile, secondo il Bando di Violante) e, pertanto, in zona neutra, che seguono non la regola dello "jus soli", ma quella dello "jus sanguinis".
Il Priore asperge sulla loro fronte l'acqua della fontana procedendo al "battesimo" e dichiarandoli membri della Contrada fino alla morte. Spesso si effettua un secondo rito riservato agli adulti. Sono gli immigrati a Siena o i figli di immigrati, o semplicemente abitanti di città o paesi vicini o lontani che hanno aderito alla Contrada, hanno dimostrato con opere, entusiasmo, costanza, umiltà, di meritare l'ammissione, e la ottengono (quasi sempre con anticipata approvazione formale da parte del Consiglio o Assemblea Generale).
Il "battesimo" è una tradizione abbastanza recente: ebbe inizio nel 1949. Una dimostrazione come, nelle Contrade, nulla sia statico, nulla possa invecchiare. Cadenti usanze, superate dai tempi o dalle esigenze, si abbandonano e nascono nuove, in continuo evolversi.
Un grosso problema si affaccia in questi anni che attende una soluzione,, ma che richiede, al contempo, profondo studio e altrettante riflessioni. Pur constatando che mai le Contrade sono state così impegnate e vitali, così esuberanti e realizzative, bisogna aggiungere che alcune sono cresciute in proporzione diversa dalle altre, vanificando lo spirito stesso della legge sui confini di Violante Beatrice di Baviera che voleva, per ogni Contrada, un "egual numero di Abitatori".
Dentro le mura, ormai, abita un terzo della popolazione. Due terzi si trovano nei nuovi quartieri residenziali che, in qualche caso, superano l'area comunale. Le Contrade che hanno uno sbocco in contiguità con i territori recentemente abitati, sono pertanto in vantaggio rispetto alle altre, soffocate nel centro storico.
Infatti ufficiosamente (mai ufficialmente, salvo alcuni sporadici casi) esse propendono ad ampliare in concreto la loro giurisdizione in zone che, per ora, chiamano "di influenza". Questa tendenza è solo in minima parte contrastata dalle famiglie che seguono rigidamente la regola dello "jus sanguinis". Altre svariate circostanze complicano le cose (ma non è questa la sede di trattazione), a tal punto, da costituire motivi diretti a considerare possibile e non oltre procrastinabile un nuovo provvedimento sui confini o, quanto meno, nuove regole compensatrici.
Anche questo settore, in certo senso essenziale per il futuro, è in movimento. Lo testimoniano congressi, dibattiti, assemblee, conferenze, studi, progetti che fioriscono con periodicità sempre più intensa.
Ma è attraverso la Società, che la Contrada si ritrova quotidianamente, che organizza le grandi iniziative, a volte allargandone la partecipazione a tutte le rimanenti sedici e determinando avvenimenti di rilievo non solo cittadino.
I gruppi sportivi, apparsi per la prima volta intorno agli anni venti, sono particolarmente operosi nel calcio, ma anche nel basket, nelle manifestazioni podistiche, nella palla a volo, perfino nello sci e nel tiro al piattello o nelle gare di pesca.
Le "congreghe femminili" sono numerose e di grande efficacia, con attività senza limitazioni né compartimenti.
Anche i bambini sono raccolti in gruppi, con responsabili addetti (la figura moderna dei "maestri dei novizi"), per una educazione allo spirito di Contrada, che significa prima ancora che alla propria "gens", ai valori perenni di libertà, di amicizia e di altruismo, del vivere insieme, della "senesità". Per loro, o direttamente con la loro partecipazione, vengono concretate manifestazioni di ogni tipo ricreativo e culturale, filodrammatico e rievocativo. E' antica e, come vuole la tradizione, concepita, progettata ed eseguita dai ragazzi, la "Festa dei Tabernacoli" l'8 settembre (giorno dedicato alla Natività di Maria Vergine ). C'è anche un concorso sostenuto da enti culturali e pubblici cittadini, per premi e attestati ai migliori addobbi che ornano i "Tabernacoli" delle varie Contrade.
L'affinamento dei gusti, le dilatate e reali necessità, le aumentate incombenze, hanno determinato continui lavori di restauro, ampliamento, addirittura rinnuovi nel patrimonio immobiliare delle Contrade (quartieri, Sedi, Chiese, Società).
Anche il settore assistenziale è vivissimo. Tutte le Contrade hanno gruppi numerosi di donatori di sangue. Spesso si effettuano raccolte per donare strumenti importanti nella terapia dei malati (rene artificiale) o collette per rendere possibile il trasporto di alcuni pazienti in cliniche modernamente attrezzate all'estero od offerte per acquistare autoambulanze.
Non c'è segno di riposo o parentesi di ristagno. Certe Contrade hanno utilizzato con arditi e geniali interventi le antiche cripte delle proprie Chiese (alcune d'autore come quelle dell'Onda e della Chiocciola), per ampliare i loro musei o le Società (Selva). Altre, hanno ritrovato e messo in luce sale o stanze di antichissimi castellari (Civetta) o ripristinato ambienti, da secoli interrati o soffocati da materiale di riporto (Oca per la casa di Santa Caterina). Lavori che arricchiscono notevolmente, anche sul piano architettonico, oltreché storico e urbanistico, il patrimonio della città.
La partecipazione al Palio, è una delle principali sollecitazioni della Contrada ma, in tutto questo impegno, è presente - non confessata ma sentita - la forza agonistica del vicendevole superamento che non si compendia, dunque, nel Palio e per il Palio. Anche le rivalità concorrono attivamente e costruttivamente. La spinta verso il meglio, la prevalenza, l'orgoglioso prestigio. La stalla "più bella", la Sede "più bella" , la Società "più bella". Si ritrova l'equivalente della tendenza a un improbabile perfezionismo del carattere senese, che spiega certe marcate originalità o periodi felici di produzione culturale con grandi uomini che fecero "scuola", ma che possiede anche risvolti di stizzosa polemica o di tenace insofferenza.
D'altra parte, poiché il Palio è l'esame di Siena attraverso le Contrade (o viceversa), riflette, in qualche modo, la vita di un anno o almeno, assolve alla pubblica presentazione dei diciassette consuntivi due dei quali, con l'aiuto della sorte (necessaria come in ogni atto umano), potranno elevarsi alla dignità di univoco simbolo della autonomia vitale della città intera.



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