- SUI SOPRANNOMI DEI FANTINI -
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Sappiamo bene che ai nostri giorni, alla vigilia di ogni Palio in cui ci sono esordienti, c’è nei contradaioli la curiosità di conoscere il soprannome che sarà assegnato ai nuovi arrivati in Piazza del Campo. Sono spesso soprannomi che fanno riferimento al territorio o alle tradizioni della Contrada oppure ad auspicate doti di combattività. Sono comunque, tranne poche eccezioni, inventati per l’occasione, scelti fra varie opzioni, costruiti, non nati spontaneamente. Una volta non era così. I soprannomi dei fantini pervenuti a noi, identificavano la persona non altrimenti riconoscibile dalla gente, che spesso ne ignorava addirittura il nome e cognome. Erano soprannomi inventati da tutti e da nessuno, che non si aggiungevano al nome, ma lo sostituivano. Molti facevano riferimento alle caratteristiche fisiche: Gobbo (Carlo Bianchi, Giuseppe Chiarini, Francesco Santini), Fiammifero (Emilio Lazzeri), Leggerino (Antonio Salmoria), Storto (Massimiliano Garuglieri), Brutto (Carlo Brandani), Sordo (Leopoldo Pasqualetti), ecc; altre volte avevano origine dal mestiere: Pettinaio (Antonio Corgniolini), Cappellaro (Giovan Battista Pistoj), Mugnaino (Edoardo Farsetti), Fornaio (Luigi Inglesi); oppure dal luogo di provenienza: Maremmanino (Luigi Giraldini), Lucca (Raimondo Rovai), Sansano (Augusto Pierotti), l’Argentino (Jorge Cordon), Corneto antico nome di Tarquinia. E' oscuro il motivo, ma talvolta i soprannomi che facevano riferimento alla toponomastica, non sempre corrispondevano ai luoghi di nascita dei soggetti: Belgrado (Gregorio Bini) nacque a Empoli l'8 marzo 1790; Livornese (Vincenzo Parigi) nacque a Siena l'11 febbraio 1793; Fiorentino (Antonio Vignali) nacque a Poggibonsi il 13 maggio 1837; Romano (Faustino Falcini) nacque ad Empoli il 21 dicembre 1846; Montieri (Celso Cianchi) nacque a Rosia il 19 febbraio 1859. Più meno la stessa cosa valeva per quelli che riprendevano nomi di battesimo. Ci riferiamo ai vari Romeo (Bernardino Poggi), Vittorio (Gianluca Fais), Natalino (Giovacchino Bianchi), Rocco (Giuseppe Burrini) e Luchino (Antonio Vigni). Capita anche di trovare, trasformati in soprannomi, alcuni cognomi di famiglie esistenti nello stesso periodo nel quale vissero i vari Biggèri (Tommaso Felloni), Gistri (Antonio Morandi), Fenzi (Antonio Bianchi), Stralanchi (Giuseppe Bernini), Cigna (Giovan Battista Serni). A partire dagli inizi del Novecento si trovano anche quelli di stampo meteoreologico: Pioviscola (Agostino Papi), Il Bufera (Dario Colagè), Ciclone (Manolo Dejana), Grandine (Sebastiano Murtas), Fulmine (Guido Sampieri), Nuvola (Vincenzo Coluccio), Lampino (Renzo Mellini), anche se in alcuni casi erano riferiti alle presunte doti velocistiche e di abilità. Abbiamo anche non pochi esempi dell’usanza di nomignoli trasmessi da padre in figlio: Beniamino, Pesce, Ferrino, Cilla e più recentemente Martellino e Canapino. Tutti costoro lo avevano ereditato dal babbo, mentre Ciocio lo trasmise al figlio Ferdinando, focoso ondaiolo. Terminiamo questa rassegna con quelli dall'origine non facilmente decifrabile: Nacche (Luigi Sucini), Girocche (Angelo Romualdi), Bachicche (Mario Bernini), Tagatta (Vincenzo Terzuoli). Sono probabilmente storpiature di nomi comuni o propri, difficili da rintracciare. |