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2 luglio 1846
CIVETTA
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L'ordine NON è quello di entrata fra i canapi e il grassetto indica la vincitrice
In questo colore le contrade estratte a sorte
Cliccando sui nomi dei fantini e sulle immagini, si apriranno le relative pagine
(Abbreviazioni: B=baio; G=grigio; I=isabella; M=morello; R=roano; S=sauro)
* Fantino esordiente
GIUDICI DELLA MOSSA: Carlo Grisaldi del Taja e Ansano Lunghetti
CAPITANO VITTORIOSO: Gaetano Bandini
PRIORE VITTORIOSO: Giovanni Palmieri Nuti
La contrada non vinceva dal 2 luglio 1840
Il fantino non vinceva dal 2 luglio 1845

Cominciava la Festa secondo il consueto con il corso delle carrozze, le quali però erano in pochissimo numero. Precedute le Contrade da uno squadrone di Cacciatori a cavallo, entravano in bella ordinanza dalla via del Casato nella Piazza.
Ad eccezione di poche, facevano esse nel maggior numero gradita comparsa, per la decenza, e montatura dei respettivi uffiziali, i quali in abito moderno militare, e colorito a seconda di ciò che conveniva, procedevano con quell'ordine migliore, che a render grata la Festa concorre.
Veniva quindi una numerosa banda musicale, che per amichevole convenzione fatta fra le due bande (civica e dei dilettanti) riunitesi insieme in quest'occasione, e coll'aggiunta di alcuni cittadini, e nobili amatori di musica, costituiva un bel complesso di suonatori, essendo formata da circa ottanta individui. Perciò questa straordinaria filarmonica riunione non poco accrebbe di lustro, ed ornamento alla Festa medesima, e molta fu la soddisfazione, che nel pubblico eccitò, come chiaramente lo dimostrarono gli applausi continui in cui veniva ricevuta da esso.
Chiudeva in fine il corteggio il consueto carro in cui vedevansi le bandiere delle sette Contrade escluse dalla corsa, ed il palio da darsi al vincitore, che dopo essere stato consegnato ai signori Giudici della vittoria, e terminato il giro della gran Piazza, tutti presero i loro posti, aspettando con ansietà l'esito della corsa, a cui già si preparavano i fantini montati nei respettivi cavalli.
Si dava intanto il segnale consueto, che ne annunzia il principio col solito mortaletto, facevano i regi Cacciatori suddetti il loro ultimo giro attorno il Circo, i cavalli corridori si avvicinavano al canape con sufficiente ordine, e quiete, ed erano insomma di già presso alle mosse a cui presiedevano come giudici il nobile signor Carlo Grisaldi Taja, ed il signor Ansano Lunghetti.
Calato il canapo scapparono tutti insieme i cavalli, essendo però quello dell'Onda [fantino Campanino] avanti agli altri fino presso la Fonte dove fu superato destramente dall'Oca [fantino Storto], la quale si mantenne prima quasi fino all'ultimo della carriera. Giunti alla piegata di San Martino si trovavano del pari presso che tutti insieme, ed intanto il Montone [Gobbo detto Saragiolo] tentava ogni mezzo per avanzarsi con il suo bravissimo cavallo ma combattuto energicamente dal fantino dell'Onda non poté ciò effettuare. Durò questa lotta accanita per tutto il tratto successivo della corsa, mentre anche gli altri che tutti rimasero fra loro vicini tranne il Drago [Bonino Figlio] caduto a San Martino, pur si battevano, e davan mostra di destrezza nel contrastarsi il passaggio.
Già eran presso alla meta prefissa, e nulla pareva, che oppor si potesse alla vittoria dell'Oca, quando quasi sul punto stesso della vincita, si trovò ella ai lati l'Istrice [fantino Bicchierino] e la Civetta, e questa anzi avanzando di poco, ed all'impensata del suo cavallo, vinse il Palio con gran sorpresa di tutti, essendo il fantino vincitore un tale soprannominato Sagrino.
Fin qui tutto aveva proceduto in buonissima regola, e gradito spettacolo avevano offerto le più e diverse gare accadute senza pericolo di alcuno, mentre uno strano accidente sorse per poco a turbare la quiete, e gioia generale. Alcuni fanatici partigiani dell'Oca falsamente persuasi della vittoria, o piuttosto amanti dei disordini, e dei tumulti, assalirono per così dire il palco dei Giudici per la parte posteriore che guarda la Costarella, e prepotentemente chiedevano la bandiera trovando però viva, e giusta opposizione nei signori giudici nobile signor Alessandro Sergardi, e nobile signor Ottavio Spennazzi, se ne impadronirono a forza, e dopo aver maltrattati i medesimi non che molte altre ragguardevoli persone ivi presenti, lo involarono ad onta, che si gridasse loro da tutti non gli appartenere.
In mezzo a tale emergenza mostrandosi i giudici bastantemente fermi ed attaccati alla giustizia si pronunziarono assolutamente per la Civetta, e nonostante che il Palio, ed il fantino fossero portati in trionfo, e per la Contrada dell'Oca, alla Chiesa di Provenzano, e per la città, furono però obbligati i rappresentanti della medesima a renderlo alla Contrada vincitrice, come infatti fecero nella mattina seguente, senza ulteriori difficoltà, umiliazione ben meritata, ed a cui applaudì tutta la sanese popolazione.
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Così ebbe termine lo spettacolo, il quale fu oltremodo gradito, e per la varietà degli aneddoti occorsi, e per il regolare andamento con cui fu condotto. Che se accadde il disordine su enunciato, ciò per altro si limitò alla cognizione per il momento di quelle sole persone, che si trovavano sul palco dei Giudici, mentre la moltitudine, che si trovava sulla Piazza di poco se ne accorse, tranne per la resoluzione manifesta di non dar subito il Palio come di consuetudine.
(Da "Memorie di Palio a cavallo tre secoli" a cura di Paolo Tertulliano Lombardi)
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Attraverso un processo, veniamo indirettamente a sapere che la terra venne stesa in Piazza il 28 di giugno.










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