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16 agosto 1813
TARTUCA



L'ordine è quello di entrata fra i canapi e il grassetto indica la vincitrice
In questo colore le contrade estratte a sorte
Cliccando sui nomi dei fantini e sulle immagini, si apriranno le relative pagine
(Abbreviazioni: B=baio; G=grigio; I=isabella; M=morello; R=roano; S=sauro)

M. di G.Pianigiani LUPA Cicciolesso
G. di A.Garuglieri PANTERA Gobbo Chiarini
G. di G.Manetti LEOCORNO Leggero
B. di G.Manetti ONDA Pettiere
M. di A.Livi VALDIMONTONE Vecchia
M. di A.Bardotti GIRAFFA Botto
cav. di A. detto Secco DRAGO Brandino
B. di G.Lippi TARTUCA Caino
B. di E.Barbetti AQUILA Piaccina
G. di P.Rogani NICCHIO Serafinaccio

GIUDICI DELLA MOSSA: Luigi Bichi Borghesi e Alessandro Mignanelli

CAPITANO VITTORIOSO: Giuseppe Baldini

La contrada non vinceva dal 16 agosto 1812
Il fantino non vinceva dal 16 agosto 1810




Vinse il Palio la Tartuca correndovi Niccolò Chiarini nel cavallo bajo scuro di Pompilio Lippi. Furono scelti a bella posta dieci cavalli tutte carogne per avere più facilmente l'uguaglianza, e la carriera riescì bella. Dalla mossa data in tempo opportuno uscirono prime l'Onda e la Lupa, la quale essendo andata in S.Martino restò prima l'Onda per più di una girata; quindi passò avanti la Pantera per pochissimo tratto, e poi il Valdimontone, che dopo mezza girata fu passato dalla Tartuca, la quale vinse il Palio. L'Aquila ove correva Piaggina che aveva il miglior cavallo, appena scappata dal canape fu tenuta dal Nicchio, e dal Drago. Il Nicchio, e il Drago azzuffatisi si gettarono giù da cavallo, e si percossero in terra, e il Drago seguitò a correre tenendo per mano il cavallo scosso dell'Aquila. Tutti i fantini erano contro Piaggina perché il due luglio ultimo avendo vinto il Palio non avea voluto dar niente ad alcuno. A questa Corsa accorsero moltissimi forestieri anche per l'oggetto di sentire l'opera al Teatro Grande ove cantava David il Figlio che fece fanatismo. Lo spettacolo riescì più decoroso del solito. Furono fatti dalla mairie( termine francese per Comune) numero dieci vestiti di saja (tessuto leggero di lana o di seta) di vari colori a ciascuna delle dieci Contrade, all'uso greco con manto, cimiero, ed asta in mano, essendo gli abiti dei capitani, e degli alfieri assai più belli, e dei colori precisi della Contrada. Il drappellone era fatto a guisa di bandiera, non già nella solita forma, e fu portato a girare per la Piazza in un carro ove erano appese le bandiere delle dieci Contrade che non correvano. Ciascuna Contrada di quelle che correvano avevano dieci uomini col detto vestiario alla greca oltre il capitano e l'alfiere.

(Da "Memorie di Palio a cavallo tre secoli" a cura di Paolo Tertulliano Lombardi)