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16 agosto 1784
TORRE



Ricorsa di agosto indetta con pubblica questua
L'ordine è quello di entrata fra i canapi e il grassetto indica la vincitrice
In questo colore le contrade estratte a sorte
Cliccando sui nomi dei fantini e sulle immagini, si apriranno le relative pagine
(Abbreviazioni: B=baio; G=grigio; I=isabella; M=morello; R=roano; S=sauro)

B. di B.Cini SELVA Biggéri
G. di B.Cortecci CIVETTA Gigi Bestia
B. di D.Masoni BRUCO Begnamino
S. di T.Palagi TORRE Ciocio
M. di N.Giusti ONDA Groppasecca
M. di A.Pocaterra VALDIMONTONE Sorbino
M. di L.Dei GIRAFFA Nacche
B. di A.Querci LEOCORNO Lollo
B. di A.Giusti ISTRICE Marcaccio
B. di G.Becarelli AQUILA Grillo

GIUDICI DELLA MOSSA: Silvio Dei e Stanislao Malavolti

CAPITANO VITTORIOSO: Pietro Boschi

La contrada non vinceva dal 2 luglio 1783
Il fantino non vinceva dal 16 agosto 1777




15 e 16 agosto. Fu corso il solito Palio alla lunga, ma siccome vi erano due soli barbari del signor Paggi di Firenze, che dalla Città volgarmente furono giudicati di poca abilità a correre velocemnete per essere scaduti, e vecchi, perciò molte persone, che tenevano cavalli bravi, crederono di doversi arrischiare a cimentare i loro cavalli con i barbari predetti, ed infatti riportò il Palio un cavallo di un certo Stefano Ticci contadino dentro le Masse, che fra i sette concorrenti arrivò primo in piazza del Duomo.

Il dì 16 poi fu fatto ricorrere il solito Palio in Piazza, ove seguirono vari incidenti. E prima: due cavalli, forse maliziosamente, tardarono a presentarsi alla mossa, e si trattenevano per la pianata. Ciò fece si, che l'altri cavalli, che già erano alle mosse, s'inquietarono per l'aspettare, onde appena venuti l'altri due, e prima che sonasse la tromba, i due cavalli della Civetta e del Bruco appettarono il canape, e caddero con i loro fantini. In questo stesso tempo andò in terra il canape, col suono della tromba, e facendo maraviglia che fosse data la mossa nelle accennate circostanze, l'altri cavalli non si mossero, fuori che due, o tre, fra i quali quello della Contrada dell'Aquila, la quale si mantenne prima per quasi l'intera prima girata, quando fu ordinato non continuarsi la corsa, per non essere buona mossa. Reclamò il Capitano, e li altri uffiziali dell'Aquila, ma la ragione fu vinta dalla forza, mentre dai soldati li fu intimato il silenzio, altrimenti si minacciò l'arresto. Cosa potevano le languide voci di due o tre ragionevoli persone contro le baionette di cinquanta mal comandati e banditi soldati? Convenne ritirarsi. I cavalli tutti tornarono alle mosse, e fu nuovamente ricorso il Palio. Diversi fantini caddero, fra i quali quello della Torre; non ostante il suo cavallo passò il primo il palco dei Giudici, e dietro questo vi era il cavallo della Giraffa, e i signori giudici dell'arrivo sulla opinione popolare appoggiati, senza altro esame aggiudicarono il Palio alla Torre. Notasi che questo disordine accadde sotto la direzione del signor cav. Mario Bianchi giudice alla mossa, al quale tutto tremante si sciolse il corpo. La Giraffa voleva ricorrere ad altro giudizio, perché voleva provare che il cavallo della Torre nell'ultima girata alla svolta di S.Martino, (e ciò era attestato da tutto il pubblico) volendosi fermare fu rimesso in corso dallo stesso fantino, non ostante fosse in terra, battendolo col nerbo, ed accelerandoli, il moto. Si diceva per parte della Giraffa, che il fantino, quando è caduto, non ha dritto di toccare il suo cavallo, onde questo cavallo era arrivato al palco dei Giudici illegittimamente. Ma questi signori legali, che sparano sempre paragrafi contro il più debole, che non paga, non volendosi mescolare in questa difesa, consigliarono la Contrada ad abbandonare il prosieguo di tale esame. L'Aquila poi fece istanza al giudice non consegnarsi, né pagarsi i quaranta tolleri di premio alla Torre per avervi essa delle ragioni, ma essendo mal dirette le sue istanze contro la Torre, perché dovevano dirigersi contro altre persone, cioè con il giudice alla mossa cav.Bianchi, alla prima eccezione, e comparsa della Torre, fu sciolto l'ordine del sequestro, ed i tolleri quaranta furono pagati liberamente alla Torre. E così a gloria del Cielo i più deboli, che avevano ragione, furono secondo il solito tenuti addietro, né dato loro ascolto.

(Da "Memorie di Palio a cavallo tre secoli" a cura di Paolo Tertulliano Lombardi)