"A querela di Antonio Petrucci Tenente del Bargello della Piazza di Siena ha proceduto questo
Tribunale di Giustizia contro: 
Luigi del fù Antonio Corsi, nativo di Castelfiorentino, perchè ritrovandosi egli da qualche giorno indietro in compagnia di
Maddalena sua moglie in questa stessa città di Siena, ove si tratteneva a fare l'Astrologo, e passando fra esso, e detta sua moglie poca corrispondenza a motivo di gelosie, stessero perciò
fra loro frequentemente in discordia, e fussero fino per tal causa nella sera del dì 28 Aprile ultimo scorso (1769)
licenziati dalla Locanda de Pispini, tenuta da Francesco Guerri, di dove sortiti verso le ore dieci della 
stessa sera, all'effetto di trovarsi altro quartiere, continuassero
per la strada a contrastare fra loro, e giunti finalmente presso la Strada di S.Martino, l'inquisito sul solo motivo,
che detta sua moglie li rispose, che voleva andare dove li pareva, e che voleva girare per tutta Siena, sopreso dall'ira,
si fogasse alla di lei vita, e con un coltello non flessibile da esso portato via nella stessa sera dalla Bettola del Nobil Sansedoni,
e che usò senza veruna legittima facoltà, ardisse col medesimo ammenare a detta sua moglie gravida di tre mesi, più colpi nel capo, e per la vita, mediante le quali ferite
sia stata detta donna in pericolo di vita dal dì 28 Aprile suddetto fino al dì 5 Maggio corrente..." (ASS, Capitano di Giustizia 700, causa 38, pag. 107, 13 maggio 1769)
 
   
 
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-	"Adì 26 di Maggio 1633 giovedì. Antonio di Francesco Fontana 
Napolitano, d'anni 30 in
Circa, calzolaio, quasi per un Anno habitante in Siena, ma come 
forastiero, hor quì, hor
là, senza domicilio dimorante nella  locanda di S.Pavolo in 
Salicotto Cura di S.Martino,
doppo esser stato nello spedale 15 giorni e ritornato nella 
medesima locanda si morì..."
(AAS, Siena S.Giovanni Battista 1091, c.244r, n.1671). 
-	"Adì 28 Luglio 1669. Fra Antonio Fabbrica da Parma eremita 
d'anni ottanta in circa,
conforme dimostrava l'aspetto, venuto in Siena sotto lì 25 
detto, dalla Madonna della Casa
di Gualdo di Nocera, per quello che si vedde dall'ultime sue 
lettere testimoniali, si
fermò alla Locanda del Pellegrino in Salicotto..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista  1108, 
c.3r, n.14). - Gran parte
del successo dell'attività ristorativa, era dovuta al passaggio 
di gente e all'intensità
del traffico commerciale. La posizione particolarmente 
fortunata che godeva Siena, al
centro della strada diretta a Roma, incideva favorevolmente 
sulle fortune del settore: i
Giubilei, indetti dal 1300, prima ogni 50 anni, poi ogni 25, 
portavano per un'intero anno
grossi benefici economici ai proprietari delle locande che 
vedevano i loro locali
affollarsi di pellegrini in viaggio verso Roma.
  
 
   
   
            
                                                      
         
 
  
-	"Adì 12 d'Aprile 1613. Antifile moglie di Cosimo in Salicotto 
all'albergo del Giglio
morse il dì detto..." (AAS, Siena S.Martino 1323, c.91r).
 
-	"Adì 2 febbraro 1634. Francesco da Stigliano giovine d'anni 17 
in circa fù trovato morto
in una mangiatoia nell'Hosteria della Lupa, Cura di 
S.Salvatore..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1091, c.253v, n.1704). - La "Lupa" si trovava in Malborghetto in prossimità 
della Piazza del Campo, dove
ora c'è il ristorante "Guidoriccio". Traeva il nome dalla Lupa 
dorata, fusa nel 1429 e
collocata dinanzi al Palazzo della Signoria, affinchè i 
forestieri potessero meglio
riconoscere l'ingresso principale del Comune, evitando di 
dirigersi verso il palazzo del
Podestà. Un curioso episodio, accadde in questa osteria nel 1777, quando "Fù dal Fisco trasmessa la speciale inquisizione contro Francesco Concialini di Siena, perchè nel ritrovarsi
la sera del dì 16 Decembre prossimo passato 1777 nell'Osteria della Lupa dopo aver cenato insieme con
Francesca sua Moglie, si ponesse a veder giocare a Cappellino diverse persone, fra le quali Silvestro 
Randellini, il quale per essersi spento il lume, e venendo a battere il medesimo sopra la tavola coll'istesso,
colpisse casualmente la moglie di detto inquisito, e gli cagionasse una piccola ferita nella tempia destra,
per il che esso inquisito prendesse il suo scaldino con del fuoco e lo scagliasse alla volta di detto
 Randellini e subbitamente gli tirasse l'altro che aveva sua moglie e posteriormente gli tirasse due candelieri, e
per tal motivo il Randellini si dasse alla fuga e detto inquisito lo inseguisse, e dipoi ritornato
in detta Osteria, si facesse lecito proferire scandalose parole..." (ASS, Capitano di Giustizia 702, proc. 80, 16 gennaio 1778).
Ci risulta che nel 1821 l'oste fosse  Giovanni Tassinari, proprietario di un cavallo piuttosto irrequieto 
che il 29 giugno, durante le prove di selezione per il Palio, scagliasse in terra, per fortuna senza
gravi conseguenze, due giovani che si trovavano nei pressi della curva di S.Martino. Neppure un mese più tardi, lo stesso cavallo
fu invece causa di un incidente mortale avvenuto in Piazza S.Giovanni. Teneva le redini un famoso fantino del Palio: Giovanni Buoni
detto Bonino, che per l'episodio venne  condannato ad un risarcimento in denaro e alla galera per tre mesi, non permettendogli di
prendere parte al successivo Palio di agosto, che lo aveva visto uscire vittorioso l'anno precedente per i colori dell'Oca. 
"Giovanni del fù Pietro Boni in età di anni 19 scapolo di mestiere 
mugnaio e cavalcante, nativo del popolo di S.Reina fuori di Porta Pispini di 
questa città e da otto anni circa dimorante in Siena in via Lombardia 
perchè, sebbene conoscesse la sfrenatezza del cavallo baio di pertinanza di 
Giovanni Tassinari Oste alla Lupa, si facesse lecito in occasione di averlo 
fuori della porta Tufi cavalcato nella sera del dì 21 luglio prossimo 
passato, all'oggetto di esercitarlo alla corsa, di eccitare e colli sproni e 
colla briglia il detto cavallo in prossimità della suddetta porta, 
facendogli così prendere la corsa di tutta carriera nell'atto d'introdursi 
in città col pericolo di farsi togliere la mano, conforme questo cavallo gli 
tolse e di essere così di danno altrui, ed infatti avendo preso per S.Pietro 
alla Scale, alla piazza del Duomo, e di lì lungo la strada di S.Giovanni 
allorchè fù dirimpetto alla Casa Bindi Seggardi investì col medesimo cavallo 
Paolo Salvini nell'atto che si voltava indietro per il rumore derivante 
dalla foga di questa bestia e da quest'urto avendolo sbalzato nella muraglia 
di detta casa, ne riportò una grave ripercussione nella testa con 
sfondamento dell'ossa del cranio, per il che cadde in terra privo di sensi 
ed in questo stato passò all'altra vita circa all'unora della mattina del dì 
21 luglio 1821."
ASS, Cancelleria Criminale Governo di Siena 
n.43, processo VII, 22 luglio 1821
  
 
  
    
   
    
     
      
      
          
 
"A querela di Giuseppe Maria Giannini Bargello della Piazza di Siena, e per le
replicate doglianze fatte per parte di Maria moglie di Pietro Baccioni, abitante nella
contrada di S.Salvadore, ha proceduto questo Tribunale di Giustizia contro Giulio di Domenico Volpe
napoletano, perchè come persona vagabonda, senza alcun mestiere, e solita a vivere a spese altrui, essendo egli su' primi
 del passato mese di Decembre 1772
comparso in questa città col finto nome, e cognome di Francesco Zona, dopo essersi
trattenuto alcuni giorni in questa Osteria del Rè, tornasse a stare a Locanda in casa
di detta Baccioni, e spacciandosi tanto a lei che in questa città  per nipote del medico del Rè di Spagna
falsamente supponesse, che dal detto suo zio gli venivano rimesse mensulamente scudi venti per mezzo di lettera cambiale,
 e che
di più doveva venirgli in breve dalla città di Pisa il suo equipaggio con un baulle, e diverse gioje e con tale
finto pretesto, sebbene sia persona miserabile, e senza alcuno assegnamento, le riescisse non solo farsi mantenere dalla 
detta 
Baccioni alle di lei spese dal dì 10 di detto mese di Decembre fino
al trenta del mese di Gennajo successivo, ma di più farsi somministrare dalla medesima diverse
somme di denaro, col quale facendosi splendido per la città, facesse delle copiose elemosine a' poveri, provvedesse ancora
 quantità di cera
parte della quale regalasse poi ai Conventi dei Padri di S.Agostino, e dei Servi, parte alla Chiesa di Provenzano, e
 parte ancora al
Monastero delle Monache d'Ogni Santi per accendersi alle loro rispettive Immagini della Vergine, che si conservano
 in dette Chiese,
facendo ancora in alcuna di esse celebrare delle Messe, ed essendosi con tali apparenti vistosità acquistata detto inquisito
 in Siena
l'opinione di uomo devoto, e onesto, ingannasse in tal forma non solo detta Baccioni,
 dalla quale si facesse in più volte somministrare con la promessa d'indennizarla con la suddetta suppostagli pensione mensuale,
la somma di circa scudi cento, quanto ancora Gaspero Fineschi Orefice, col quale avendo contratta corrispondenza, e fattosi
fare dal medesimo Compare, per la futura di lui prole, si facesse dal medesimo Fineschi prestare la somma di lire centotrentadue,
soldi tredici, e denari quattro, e di più comprasse ancora da lui  a credenza due anelli d'oro per il prezzo concordato di lire
settentasei, spacciandosi anche ad esso per nipote del medico del Rè di Spagna e che dal medesimo gli veniva rimessa la detta
mensuale pensione di scudi venti; Giovan Battista Lamberti sarto, dal quale si facesse fare pure a credenza un'abito di tutta gala,
provvedersi di spada, cappello, e calze; roba del valore in tutto di lire trecento novanta quattro, soldi otto, e denari quattro, della a qual somma 
detto inquisito ne pagasse al medesimo Lamberti a conto solamente zecchini tredici col denaro somministratogli, come sopra dalla detta Baccioni,
e dal detto Fineschi; Andrea Gravier, dal quale comprasse un'orologio d'argento pagandolo in parte col baratto di altro orologio inferiore,
e parte col denaro di detta Baccioni, e del resto per la valuta concordata in somma di scudi, anzi zecchini tre, di più se ne facesse debitore
verso detto Gravier col respiro al pagamento a tutto il passato mese di Gennajo; e finalmente
Aurelio Fineschi Ministro del Puccioni cerajolo al Chiasso largo, dal quale si facesse somministrare a credenza libbre dieci e once una cera veneziana
di valuta lire venti, soldi tre, e denari quattro, dando anche ad esso ad intendere di essere nipote del detto medico del Rè di Spagna e venirgli
ogni mese pagata dal medesimo la detta pensione di scudi venti e con tali mezzi illeciti, e delittousi
truffasse dette somme giocandone in parte al gioco del lotto..." (ASS, Capitano di Giustizia 701, causa 36, 7 aprile 1773)
 
   
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-	"Adì 19 Marzo 1729. Pietro Angiolo del già Francesco Pecchiai 
di Reggiuolo nel Casentino
passò da questa all'altra vita questa mattina a ore 14 in età 
per quello che potevasi
comprendere d'anni 35 in questa sua ultima infermità ricevè 
tutti i SS.Sagramenti da me
Giovanni Battista Salvucci Vice Parroco e il suddetto 
Pier'Angiolo morì in una  Locanda
posta per la spiaggia che porta a S.Salvadore a capo di essa..." 
(AAS, Siena S.Giovanni Battista 1112, c.3r, n.17). - Attualmente il vicolo di S.Salvatore è quello che scende dal 
Casato, attraversa via
Duprè e sfocia in piazza del Mercato. Prima del 1871 la strada 
aveva però due nomi
differenti: il tratto dal Casato fino a via Duprè era il vicolo 
degli Scoli, mentre la
salita proveniente dalla piazza del Mercato era la piaggia o 
costa di S.Salvadore. Tornando a parlare del defunto, è interessante leggere il 
resoconto delle spese da lui
sostenute negli ultimi giorni vita, per sottoporsi alle cure 
mediche. Nel raro testo che
riportiamo sono specificati anche tutti 
i medicamenti che gli
vennero applicati. 
 
  
    
     
      
              NOTA SPESE PER L'ASSISTENZA A PIETRO ANGELO PECCHIAI 
         
   
 
	Adì 13 Marzo 1729 
A Pietro Angelo Pecchiai, del Casentino dati questo dì suddetto 
un fomento Anodino, per fomentare la parte,
e Unguento d'Altea* once 1 e ½ fuligine lucida*, e polvere once 
2 Olio di Seme di lino once ½ mescolate
fattorie linumento* Secundum Artem, Intusione di Rosoli* libbre 
2 sciroppo di Rosoli once 1 mescolate per
	Bere	____ _____	__	£ 6. 3.--.
  
-	adì 14 detto - Per il detto Infusione di Rosoli libbre 2 per 
usare Incenzo polvere Antimonio dia
Aforetico* giorni XV con sciroppo di Rosoli quanto basta 
fattole Boli* n°2 per cena ___ __ ____	___ _____	____ ________ _____	____ ________ £ 1. 8. 8.
  
-	adì 15 detto - Per il detto dati Soliti Boli per questa sera, 
e olio di Mandorle dolci* once 1 e ½ per
	lambire, e Solita Infusione di Rosoli* 
____	_____		_____	£ 2.14. 8.
  
-	adì 16 detto - Per il detto dati Solita Infusione di Rosoli 
Solito Olio di Mandorle dolci e Acqua Comune
libbre 4 Tintura di Salicilato di tartaro* once ½ mescolati per 
la settimana e solito fumento, spermaceti*,
sangue prelevorno once ... con sciroppo di Rosoli quanto basta 
mescolate fattone Boli dorati n°4 per questa
sera, e solita Infusione di Rosoli; e solito olio di Mandorle 
dolci _____ ____ ____ ______ ____ _____ ____ £ 12.--.--.
  
-	adì 17 detto - Per il detto Angelo per altra Robba bisognatoli 
questo dì sudetto Olio di Mandorle dolci
once 1½ per lambire, e Acqua Comune libbre 4 tintura di tartaro........, mescolate per la sete, Butirro*
Vecchio, olio di seme di lino once 1 mescolate fatto linimento 
____ _____ ____ ___ ________ ___ ____ _____ ____ _____£ 5.12.--.
  
-	adì 18 detto - Per il detto solita, Acqua con tentura, e solito 
olio di Mandorle dolci  ____ _____ _________ ___ ________ ___ ________ ___ ____
	£ 5.--.--.
  
	____ ___ ____ ____ ___ ____ ___ ________ ___ ____ ____ ___ ____32.18.	4*
  
 
*	FOMENTO ANODINO = Impacco caldo, spesso imbevuto di liquidi 
medicamentosi, che tende a far placare il
dolore. 
*	UNGUENTO D'ALTEA = Medicamento che favorisce l'espulzione dei 
catarri. 
*	FULIGINE LUCIDA = La parte cristallizzata che si deposita 
all'interno delle canne fumarie dei caminetti e
dei focolari. 
*	LINIMENTO = Olio medicinale che si applica strofinandolo 
sulla parte amalata. 
*	ROSOLI = Piante del papavero. 
*	ANTIMONIO DIA AFORETICO = Elemento usato come indurente nelle 
leghe metalliche. 
*	BOLI = Cibi ridotti in poltiglia, tipo polpette. 
*	OLIO DI MANDORLE DOLCI = Blando lassativo. 
*	INFUSIONE DI ROSOLI = Decotto a base di piante di papavero. 
*	SALICITATO DI TARTARO = Composto salino ricavato dal tartaro 
delle botti. 
*	SPERMACETI = Liquido grasso biancastro, ricavato dalle testa di 
alcuni cetacei, tipo il Capodoglio. 
*	32.18.04. = 32 lire, 18 soldi, 4 denari era il totale. 12 denari formavano 1 
soldo e 20 soldi equivalevano a 1 lira.
  
	
   | 
     
     
(AAS, Siena S.Giovanni Battista 1112, carta sciolta all'interno della copertina)
 
-	"Adì 12 Marzo 1754. La Signora Maddalena di Giuseppe Checchi 
di Bologna, quale era
venuta in questa Città, et in essa si trovava commorante 
[abitante] per lo spazio di mesi
cinque in circa, atteso che avesse nello scorso Carnevale, come 
una delle Virtuose
[attrici], recitato in Commedia nel Nostro Teatro grande, che 
gia per la seconda volta
dall'incendio quasi come allora era stato, et allora restaurato 
per opera del famoso
Architettore Bibbiena, passò all'altra vita la mattina suddetta 
alle ore quattro, in età
d'anni per sedici; in una Casa a Uso di Locanda dell'Eredità
Ricci ottenuta dallo Spizio
della Pietà posta nella Cura, e strada di S.Salvadore..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 
1114, n.1461). - Il Teatro
dei Rinnovati che venne realizzato nel 1560 per volontà de' 
Medici e per opera del pittore
e scultore Bartolomeo Neroni, detto il Riccio, subì due 
incendi: nel 1742 e nel 1751. Il
restauro venne affidato nel 1753 ad Antonio Galli, detto il 
Bibbiena, ma il terremoto del
1798 causò nuovi danni all'edificio. Poichè non c'erano i fondi 
per il suo risanamento,
nel 1802 i proprietari dei palchetti, costituiti in Accademia 
col nome "dei Rinnuovati",
lo fecero riparare, rinnovandolo completamente. Nel l83O-'33 il 
teatro fu ancora una volta
restaurato e rimodernato su progetto dell'architetto Bernardino 
Fantastici, il quale gli
conferì l'aspetto attuale.
 
-	"Adì 19 Aprile 1741. Jacinto Cheli Oste di Filetta, Cura di 
Frontignano venuto in Siena
per Curarsi di una sua infermità si fermò in una Casa della 
Compagnia della Morte nella
quale teneva Locanda Vittoria Rossi posta nel Casato Cura di 
S.Salvatore..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1113,
c.23r, n.69). - La Compagnia della morte sorse per l'assistenza 
ai carcerati e ai
condannati alla pena capitale. Fin dalla fondazione del 
sodalizio, i confratelli della
Morte portarono una cappa bianca, ma nel 1675 la mutarono in 
nera. Come prima sede ebbero
un locale sotto le volte della Cattedrale, a cui si accedeva 
dalla scalinata di S.Giovanni
e precisamente dove c'è stato ultimamente il museo delle Statue. Nel XV 
secolo la Confraternita si
costruì la chiesa per conto proprio, nella vicina via di Monna 
Agnese, la quale pertanto
prese ad essere chiamata la Piaggia della morte. Costume degli 
adepti, era quello di
distribuire ogni prima domenica del mese il pane ai poveri, 
oltre a provvedere, insieme
alla Congregazione dei "Poveri bisognosi", alla scarcerazione 
di alcuni condannati per
debiti, mediante i frutti di un'eredità lasciata da un'illustre 
membro di
quest'associazione. La Confraternita fu soppressa dal Granduca 
nel 1783, quando venne
abolita la pena capitale.
  
 
  
    
     
      
              OSTI FINO A DUE ORA POSSINO TENERE APERTE LE BOTTEGHE DI NOTTE
 
         
   
 
Alle Preci degl'Osti di Siena, con le quali hanno domandato de 
la proibizione di chiudere l'osteria
la sera sia fissata, non alla fine della campana dell'armi come 
qui si pratica, ma alla mezzanotte,
come dicono si usa in Firenze, Avendo l'Auditore Generale 
coerentemente al parere del Capitano di
Giustizia di Siena proposto a S.A.R. di accordare che le 
Osterie si possino tenere aperte fino alle
ore dieci della sera dal primo di Novembre a tutto Aprile, e 
sino alle ore undici negl'altri sei
mesi successivi; che nelle Feste soltanto con l'obbligo della 
messa si possino tenere aperte in
tutte le ore del giorno, alla riserva di quelle ore, nelle 
quali si celebrano i Divini Uffizi in
quella Parrocchia ove è posta l'osteria; E da rispetto alle 
Feste d'intiero precetto si osservi
la Legge del 15 Luglio 1767 emanato il seguente rescritto.
  
Approvasi, e faccia si come si propone dall'Auditore Generale 
di Siena li 19 Agosto 1773.
   | 
     
     
(ASS, Capitano di Giustizia 875, c.s.n.) 
-	"Adì 24 Maggio 1724. Girolamo Bianchi Lucchese, venuto in 
questa Città per vedere una
sua figlia maritata, doppo alcuni giorni si posò in una bettola 
posta nella strada del
casato luogo detto il forno bruciato, Cura di S.Pietro in 
Castelvecchio..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1111,
c.90r, n.466). - Il celebre architetto Bernardino Fantastici, 
ci informa che la strada del
Forno Bruciato [oggi via delle Lombarde] prendeva il nome da un 
panificio che venne
distrutto in epoca remota da un furioso incendio. Tornando 
invece a parlare della
bettola, si scopre che nel 1726, a doglianza di Maria moglie di Giuseppe Baldesi resta inquisito in questo Tribunale:
Bernardino del fù Giuseppe Perfidi magnano per chè il dì 29 del corrente mese di Marzo ritrovandosi à bere, e mangiare
nell'Osteria del Forno Bruciato dentro questa città presa l'opportunità che un fisciù o fazzoletto bianco che aveva al 
collo la donna Maria Baldesi donna onorata, e da bene ed ostessa in detta Osteria, non gli stesse bene, piegatosi con
tal pretesto si avanzò à mettergli una mano nei seni, ed à toccarli le poppe..." 
 (ASS, Capitano di Giustizia 
689, causa 163, 14 maggio 1726).
 
 
  
    
     
      | 
            
 
     
"Stefano del fù Dottor Giovan Paolo Capresi nativo di questa città di Siena, stato condannato
arbitrariamente con sentenza di questo Tribunale  del dì 4 Dicembre 1781 per bestemmie da esso
proferite, come risulta dal processo principale in diciotto mesi di esilio dalla medesima
città di Siena, e sue Masse, pena la carcere per altrettanto tempo, non osservando, nel dì 16 del
corrente mese di Febbraro, fù catturato, come inosservante di detto esilio nella Bettola di Camillo
Meschini posta nella strada detta il Casato, ed immediatamente condotto nelle carceri..."
 (ASS, Capitano di Giustizia 703, causa n.220, 23 febbraio 1782). 
Pochi anni più tardi: "Francesco Fineschi e Fortunato Manetti di questà città, perchè come persone dedite alla
libidine, ritrovatisi nella sera del 4 Febbrajo (1786) nella Bettola di Camillo Meschini, quivi concertassero
fra loro di commettere il nefando delitto di sodomia con promettere il primo al 2° una crazia, ed uscitisi
dalla detta Bettola con questo disegno, dopo aver ricevuto il 2° la crazia promassali dal primo, se n'entrassero
nel ridotto della casa di Giuseppe Pazzini posta nella strada detta il Casato e quivi eseguissero l'atto nefando..."
 (ASS, Capitano di Giustizia 704, causa n.112, 10 marzo 1786).
  
   | 
     
     
  
                                                      
         
 
  
- "Adì 16 Dicembre 1680. Anna figlia del già Giovan Battista 
Filitiani, e moglie di  Mattio
Giannelli Oste, pigionale nella Casa di Domenico Minetti posta 
vicino alla stanza del
gioco della Palla à corda in Contrada, morì questo sopradetto 
giorno..." (AAS, Siena S.Salvatore in S.Agostino 2102,
c.14r). - Poichè il libro che riporta questo necrologio è 
quello di S.Salvadore in
S.Agostino, è presumibile che la stanza in questione facesse 
parte di quella parrocchia. A
proposito invece del gioco della Palla a Corda, si osserva che 
nacque in Francia nel 1300.
Esso consisteva in due specialità: la prima veniva giocata in 
un locale chiuso di circa 30
metri per 12, con il campo diviso al centro da una rete. La 
seconda, era invece praticata
all'aperto su un terreno di 150 metri per 30, tra squadre 
variabili da due a sei
concorrenti, con palle ricoperte di stoffa. La palla era 
ribattuta al primo rimbalzo,
mentre al secondo si otteneva la "caccia". In un primo tempo si 
usavano solo le mani, poi
subentrarono i tamburelli e le racchette, tanto da essere 
considerato, a ragione,
l'antesignano del moderno tennis. 
-	"Adì 15 ottobre 1696. Lucretia lavandara madre del Oste 
all'Abbadia nel Sambuco d'Anni
50 passo a meglior vita..." (AAS, Siena S.Salvatore in S.Agostino 2103, c.12v). - A ogni porta 
della città esisteva il
casotto del dazio, dove un cassiere, due guardie e due allievi 
controllavano tutto quello
che entrava in città, facendo pagare le relative tasse secondo 
un preciso tariffario.
Questi "gabellotti", così detti perchè riscuotevano la gabella, 
restavano in servizio
dalle 6 alle 23.30, ora in cui le porte cittadine venivano 
chiuse con grandi chiavi. Chi
arrivava in ritardo, veniva fatto passare da una porticina 
laterale, i carri invece,
restavano fuori fino alla mattina successiva. Le carni salate e 
quelle fresche (vive o
morte), oltre al vino, erano le cose che più di tutte i 
contadini e i commercianti
cercavano di nascondere perchè quelle con le tasse più alte. Si 
cercava così di celare i
polli sotto le balle di panni, le damigiane sotto la paglia o 
il fieno nei carri, i salami
sotto le ampie gonne delle donne... In alcuni punti della 
città, dove le mura erano più
basse, c'erano anche degli appositi lanciatori che, una volta 
passato il sorvegliante del
perimetro murario, tiravano le merci nella parte interna della 
città. Ovviamente a coloro
che venivano scoperti erano inflitte multe di solito doppie del 
valore della tassa dovuta.
Non tutti però erano soggetti a egual tassazione: gli abitanti 
della città pagavano meno
dei contadini, perchè considerati produttori, mentre le osterie 
beneficiavano di una
specie di abbonamento fisso.
  
   
Il dazio di Fontebranda - clicca sull'immagine per ingrandirla
  
-	"Adì 9 Novembre 1640. Giovanni Battista Cappelli di anni 24 in 
circa fù trovato morto
nell' ostaria dell'Aquila..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1091, c.291v). - Il nome di 
questo nobile rapace, fu
usato da molti osti e albergatori per indicare il loro 
esercizio, tanto che già nel 1657,
quando venne compilato l'elenco delle osterie della città, se 
ne trova uno nel Terzo di
Camollia. Poi il 9 febbraio 1786, Gaetano Cappelli, che 
curiosamente aveva lo stesso
cognome del defunto sopra citato, figurava come bettoliere 
"dell'osteria posta a capo al
Casato detta l'aquila" (ASS, Capitano di Giustizia 1070, 
c.27r). Tre anni dopo ce n'era
un altra omonima, in via dei Servi, gestita da tale Pietro 
Testi (ASS, Capitano di
Giustizia 1070, c.25v) e in seguito anche un albergo: "l'Aquila 
Nera", che restò attivo
fino al 1936 quando l'edificio dove era ubicato venne 
ristrutturato per essere adibito a
cinema: prima Rex e poi Odeon. 
-	"Adì 10 Ottobre 1739. Giovan Battista di Bartolomeo Marcatelli 
da Firenze, opure
Margiritelli di Mugello habitante à Locanda in casa propria di 
Piero Bonatti Cura di
S.Pietro in Castelvecchio rese lo Spirito a Sua Divina Maestà 
la sera antecedente à ore 2
in età di 30 anni in circa..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1113, n.13).
  
 
  
  
    
     
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-	"Adì 23 Settembre 1742. Domenico del fù Michele Leoncini 
abitante alla Pieve a Molli in
un Podere detto Russa del Nobil Signor Marc'Antonio Lucarini 
posto al Palazzo al Piano,
venuto a Siena per curarsi della sua infermità si posò nella 
Locanda del Menichetti, Casa
dei Padri di S.Martino.. ." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1113, n.228). - Lo stesso 
registro ci indica che detto
Menichetti si chiamava Giovanni ed era "habitante nella strada 
che va alle due porte à
Mano dritta à canto a Casa Stacciuoli".
 
-	"Adì 22 Ottobre 1734. Mattio del già Domenico Magrini Vinaio 
dell'Eccellentissimo Sig.re
Dottor Fabbiani abitante nella Casa del detto Signore posta 
nella strada del Corvo, rese
lo Spirito a Sua Divina Maestà la notte antecedente a Ore 6 in 
circa..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1112, c.38r,
n.23O). - Le taverne erano il rifugio di tutti gli uomini: i 
tavoli erano lunghi, fatti
apposta per poter chiacchiarare in tanti, l'aria normalmente 
poca e intrisa di fumo. Anche
le misure igieniche saranno state, a nostro avviso, sicuramente 
trascurate, ma nonostante
ciò, abbiamo avuto modo di verificare che a Siena la densità 
dei vinai era molto alta e,
strano a dirsi, tutti con la propria clientela affezionata. 
Fuori dalla porta, nella
strada, si protendevano panche e sedie per gli avventori: i 
vini, il cui consumo era assai
elevato, pare fossero tutti leggeri e poco costosi, ma sembra 
che fosse regola che l'oste
tenesse sotto il bancone pure dei fiaschi di qualità migliore 
per i pochi che potevano
spendere qualcosina in più.
  
        
 
 
-	"Adì 3 Agosto 1733. Maria Antonia consorte di Francesco 
Borghesi navicellaro in Livorno
passando per questa Città in abito di Pellegrina per portarsi 
al Perdono d'Asisi, fù
assalita da febbre accuta, si fermò in una casa nella strada 
detta del Corvo in una Casa appigionata a Pietro Pasqualini..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1112, c.25v, n.159). - Con il termine
"navicellaro", è facile intendere che ci si volesse riferire a 
un marittimo, ma se si
potesse ipoteticamente consultare un dizionario di quell'epoca, 
ci accorgeremo che molte
parole che indicavano un mestiere, non esistono più. Sono stati 
ancora una volta i parroci
più precisi, che indicando la professione del defunto, ci hanno 
informato su tanti lavori
scomparsi. Di laureati ce n'erano veramente pochi, mentre molti 
ruotavano intorno ai
lavori tessili: abbiamo così trovato il "battilano" [colui che 
ungeva e pettinava la lana
prima della filatura], il "linaiolo", lo "stamaiolo" [chi 
lavorava lo stame, ossia la
parte più sottile e resistente della lana], il "roccaio" [chi 
fabbricava e vendeva i
rocchi, cioè gli arnesi adatti a filare la lana] nonchè il 
"bullettaio o chiodaiolo"
[l'operaio che stendeva stoffe, tinte e lavate, inchiodandole 
su appositi telai]. C'era
poi anche il "cerbottaro" [colui che lavorava la pelle di 
cervo, di daino, di capra, di
agnello, di cane, e di altri animali minuti]; il "coramaio" 
[lavorante del cuoio]; lo
"stufaiolo" [l'addetto al servizio dei bagni caldi]; il 
"banditore" [chi proclamava ad
alta voce per le vie e le piazze, annunciandosi a suon di 
tromba e di tamburo]; lo
"staffettaio" [venditore di staffette, che erano delle paste 
ripiene di miele]; e poi si
potrebbe continuare con chi faceva le palle di sapone, ecc...
 
-	"Una Reda [figlia] di Bartolomeo, già oste nellaterino morse 
il dì 16 di Maggio 1610...
(AAS, Siena S.Giovanni Battista 1091, c.172v, n.57O).
  
-	"Adì 24 Luglio 1719. Giuseppe di Agostino Carapelli abitante 
in una casa posta nella
piazzetta all laterino spettante al Patritij che serve per uso 
d'ospitio ai P.P. di
Valdombrosa, rese lo spirito a Sua Divina Maestà in età d'anni 
50..." (AAS, Siena S.Giovanni Battista 1111, c.4Ov).
  
 
  
    
   
    
     
      
      BANDO DELL'ALBERGATORI 
Bando contro quelli, che tengono Camere Locande, osti et Albergatori,  che diano le note ai Bargelli di quelli che alloggiano ogni sera
 
Per parte dell'Ill. mo Sig. re Capitano di Giustizia della Città, e Stato di Siena    
per Sua Altezza Serenissima di   
 comandamento al Serenessimo Sig.Principe Mattias di Toscana. 
Havuto consideratione alla molteplicità de furti, che si commettono in questa città, e come
 l'esperienza ne dimostra da persone forestiere di Stati alieni, e vagabondi, che per lo più vengono
alloggiati, e si ricoverano alle Camere Locande, i Padroni de quali per
consuetudine non denuntiano tali persone ogni sera al Bargello, come fanno li
Osti, e così con questo sutterfugio gli riescie facilmente commettere de
furti, e sottarsi dalla giustizia di non esser trovati: onde desiderando per quanto si può rimediare,
e provedere à simili inconvenienti, e abusi, si comanda, ordina, e provede, che in avvenire ciascheduno
che fà e tiene Camere Locande in qualsivoglia modo  alloggia si come l'Osti, et ogn'altra sorte d'Albergatori
 sono qual si sia titolo alloggia persone, lo devino denuntiare, e dare
in nota in scritto ogni sera al Bargello di questa Piazza di Siena  sotto la pena di scudi 
venticinque d'oro per ciascheduno, et ciascheduna tresgressione da pagarsi
de facto irremissibilmente da applicarsi secondo l'ordini eccettuando quelle
persone, che tenessero scolari; ciascheduno si guardi dall'errare, che se ne faccia diligenza e ricerca. 
Dato nel Palazzo di Giustizia di Siena li 26 Febbraio 1660 
Fulvio Nerucci Cancelliere
 
   
 
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(ASS, Capitano di Giustizia 875, c.28v)
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