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- SUL PALIO DEL 16 AGOSTO 1969 -
a cura di Davide Donnini


Luciano Tarlao detto Il Polacco

Il Palio dell’agosto 1969 viene ricordato dai contadaioli del Bruco per i tanti episodi che sono successi, ma soprattutto per un dopo palio burrascoso che terminò in un modo assai inusuale.
Alla contrada di Via del Comune era toccata in sorte la problematica Macchina II che fu affidata alle sapienti mani di Ciancone.
Il Palio del Gentili però finì prima del previsto: durante la mossa della quarta prova, infatti, il fantino laziale cadde rimanendo svenuto a terra e fu condotto in ospedale.
Il popolo di Ovile, a secco di vittorie da 14 anni, fu preso dallo sconforto e la dirigenza scelse come monta di ripiego il giovane Efisio Bulla detto Lenticchia che aveva al suo attivo cinque Palii.
Nel frattempo si presentò in contrada uno strano tipo biondo, con l’accento dell’est Europa, mal vestito e certamente squattrinato. Era Luciano Tarlao, ribattezzato successivamente il Polacco per le sue origini materne, che cominciò ad arringare la folla e ad esaltare le proprie doti di cavallerizzo con lo scopo di vestire il giubbetto giallo verde.
Ai più scettici che gli contestavano scarsa attitudine a montare a pelo ed a resistere alle nerbate che avrebbe preso dagli avversari egli rispose con spavalderia frasi alquanto improbabili come: “datemi una sciabola ed ucciderò il nemico”.
Nel Bruco era già un eroe e quando la dirigenza si presentò con Lenticchia ci fu una vera sommossa popolare. Fu allora indetta un’assemblea straordinaria dove i brucaioli scelsero il Polacco che vestì il giubbetto giallo verde per la prova generale.
Ma le promesse del Polacco di fare fuoco e fiamme si infransero nella polvere: Tarlao evidentemente poco allenato cadde goffamente davanti alla Cappella e fu portato via in ambulanza.
Il Bruco andò allora al Palio con Lenticchia la cui corsa fu compromessa da una partenza infelice che rese vana una bella rimonta al terzo giro.
E mentre i nicchiaioli portavano in trionfo Topolone e Rondone, i brucaioli insoddisfatti della prestazione tentarono di aggredire Lenticchia che, per sfuggire alle ire dei contradaioli inferociti, saltò nel palco a San Martino per poi arrampicarsi con grande agilità sulla soprastante terrazza dileguandosi così tra gli spettatori.