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Giannino Stoppani era un bambino di nove anni. Aveva i capelli bruni, gli occhi castani e gli piaceva fare scherzi.



Faceva parte di una famiglia di borghesi composta da tre sorelle: Ada, Luisa e Virginia, la mamma ed il babbo. Il giorno del suo compleanno ricevette molti regali tra cui un diario che gli aveva comprato la mamma. In questo diario scriveva tutto ciò che gli capitava come quella volta che cadde nel fiume perché aveva cercato di pescare qualche pesce con la canna che gli avevano regalato sempre per il compleanno.



Un altro scherzo che annotò nel giornalino fu quello di frugare nei cassetti di una delle sue sorelle e di trovare delle fotografie con un commento scritto dietro. Si fece molte risate leggendo quei commenti finchè non decise di riportare le foto ai legittimi proprietari. Le consegnò e tutti rimasero offesi tanto da non andare alla festa da ballo organizzata dalle sorelle di Giannino. Le sorelle rimasero molto male, l’inganno fu scoperto ed il babbo lo punì. Nel frattempo ci fu un matrimonio; Virginia, una delle sorelle, si sposò con il Maralli, un avvocato socialista. Giannino andò a trovarlo e lì fece conoscenza del signor Venanzio, un vecchio sordo e rimbambito che era lo zio ricco del Maralli.



Giannino costruì una canna da pesca e mettendo un panchetto sopra il tavolo,si mise a pescare tenendo l’amo all’altezza della bocca spalancata del signor Venanzio. Ad un certo punto il vecchio starnutì facendo entrare l’amo nella sua bocca. Giannino così tirò la lenza e sentì un grido acutissimo e si accorse che appeso all’amo c’era l’ultimo dente cariato del signor Venanzio.



Quando il babbo lo venne a sapere rinchiuse Giannino nel collegio Pierpaolo Pierpaoli. In collegio si fece degli amici ed entrò a far parte di una società segreta chiamata: "Uno per tutti e tutti per uno". I direttori erano il signor Stanislao e la signora Geltrude. Il signor Stanislao era alto e magrissimo a differenza di sua moglie Geltrude che era una signora bassa e grassa. Per una sua marachella Giannino venne rinchiuso in una specie di prigione dove scoprì che la deliziosa minestra di magro del venerdì non era altro che il frutto della rigovernatura dei piatti. Insieme alla sua società Giannino mise delle palline di anilina nei piatti vuoti ed il giorno dopo la minestra di magro era rossa. Così al posto delle minestre solite fu servita la pappa al pomodoro. Dopo lo scandalo della minestra di magro Giannino fu portato via dal collegio. Quando ritornò a casa scoprì che il povero signor Venanzio era morto e che gli aveva lasciato una piccola parte dell’eredità, mentre il Maralli aveva ricevuto solo il dente ricoperto d’oro che Giannino gli aveva strappato.




           



AUTORI DEL TESTO: Desirèe Lillo, Gaia Ballatori, Matteo Bertini e Cesare Bozzi.
AUTORI DEI DISEGNI: Virginia Papei, Claudia Pasqualini, Alice Razzi, Anthea Vigni, Desirèe Lillo, Viola Cecchini