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- LA VILLANELLA VIRGINIA -
a cura del dott. Fabrizio Gabrielli

Una delle donne più celebrate nella storia della Festa è la villanella Virginia Tacci, che corse per la Contrada del Drago il Palio dell'Assunta organizzato dalla Contrada dell'Aquila per il 15 Agosto 1581. Il Palio che in questa occasione fu corso è rimasto assai celebre nella storia delle Contrade e in quella della vita pubblica senese non tanto per la grandiosità dello spettacolo, ma più che altro per la singolare circostanza che uno dei cavalli fu cavalcato da questa giovinetta quindicenne. Questo fatto davvero non comune colpì l'immaginazione dei senesi d'ogni classe e ceto, tanto che non solo è rimasto nella tradizione popolare come una gloria per le donne senesi di quel tempo, ma è stato anche rievocato da eruditi scrittori della storia cittadina.

Fu dunque la Contrada dell'Aquila ad organizzare la Festa, cui si presentarono anche quelle del Liofante (l'attuale Torre), dell'Onda, del Montone, della Giraffa, dell'Oca, della Lupa e del Drago. Tutte portarono il loro cavallo con un piccolo ragazzo come cavalcante. Ma il Drago, invece di un giovanetto, pose sul proprio destriero una contadinella, della quale il Governatore del Drago, Conte di Montauto, parla in una lettera con queste calde espressioni:


"Tra le cose più ridicole e meravigliose che si vedono, è che una villanella d'anni 14 incirca ha da far correre un bàrbaro: e vi sta sopra con tanta sicurtà e leggiadrìa che è cosa da non credere. Né mai cavalca che non abbia seco un numero infinito di persone, così ben si accomoda a quell'atto del cavalcare; tanto che pare che l'altre donne gli portino invidia e che alcune disegnino d'apprendere quell'arte, vedendo che il cavalcare bene è buon mezzo per acquistarsi la grazia degli homini. Ha cominciato questa giovinetta a esercitarsi nel corso: e l'altro giorno, perché il cavallo sboccato dando a traverso saltò certe travi non senza manifesto pericolo di rompersi il collo ella non si smarrì punto, né fece segno di cadere, ma con molta arte e destrezza lo corresse e ritenne. A tale che a molti diede meraviglia e da credere qualcosa della Cuccagna, poiché le donne cominciano a fare, li esercizi degli uomini."

Le Contrade, secondo il costume introdottosi nella manifestazione, intervennero con le loro allegoriche invenzioni, accompagnate da poesie allusive al soggetto rappresentato: e queste poesie sono riunite in un volumetto conservato nella Biblioteca Civica di Siena sotto il titolo:

Raccolta di tutte le rime cantate e rappresentate da le Contrade Sanesi avanti a li Signori Giudici de la nobilissima Aquila ne l'occasione de la loro honoratissima et celebratissima festa il dì 15 Agosto 1581.
La Torre presentò le sue "Stanze cantate davanti al Tribunale de i Signori Giudici, deputati da i Figli dell'Aquila, da Mercurio, assiso nel collo di uno Elefante, sopra cui cavalcava Bacco in abito Regale e trionfante - Rappresentate dalla Contrada dell'ELEFANTE nella festa de i Signori dell'AQUILA il dì 15 Agosto 1581". Queste rime si compongono di sette ottave e di un Madrigale cantato in musica e ballato dalle Muse, giovani ragazze poste nel Carro di Bacco. È noto che in quel tempo erano le singole Contrade ad organizzare i Palii e che le Consorelle rendevano omaggio alla Contrada organizzatrice per lo sforzo, anche economico, sostenuto nell'organizzazione della Festa cittadina.

Il Madrigale recita:

In questo lieto giorno
all'Augel dedicato, amico al Sole
Cantisi d'ogni intorno
Viva l'Aquila et viva la sua prole;
Et viva Bacco; et l'Elefante viva,
Et a lui, che tien viva
Toscana, et sovrana lei sue gratie piove
Reverenza et honor, terreno Giove.

La Contrada dell'Onda comparve distribuendo una composizione poetica di cinque "Stanze cantate in Persona di Venere alle Belle et Virtuose Donne Senesi et a li della Privilegiata Aquila et d'Amore fedelissimi seguaci".
Altre tre Stanze furono offerte dalla Giraffa "alli Generosi, Eletti, Figli dell'Aquila". Quattro Stanze furono scritte dalla Contrada del Montone, che dedicarono il loro componimento "A le Bellissime et Virtuosissime Gentildonne Sanesi; Amorevoli Fautrici della Antica Contrada del Montone".
Il componimento poetico di maggior rilievo fu però quello presentato dalla Contrada del Drago. Aveva per titolo:

Stanze de la Contrada del Drago, Cantate in lode de l'honorate Donne Senesi nel Carro dell'Inventione loro, Presentata nell'honoratissima festa della privilegiata AQUILA

Poiché il Drago offrì nella circostanza la presenza della fantina Virginia, decise di darne notizia nelle sei ottave del componimento, di cui la prima e l'ultima parlano espressamente dell'episodio:

Donne, il cui gran valore, la cui beltade,
Il Ciel lieto contempla, e 'l mondo honora;
Onda vie più d'ogni altra nostra etade,
Scarca di cure rie, s'ingemma e s'indora:
Ecco fra le Senesi alme Contrade
Che 'l nome vostro alzar bramano ogn'hora;
Vi s'appresenta qui del fiero DRAGO
La nobil più d'ogni altra altera himago .

E perché al corso poi sia più leggiero
Onde trionfi di sì degna impresa,
Fa che lo guidi in questo e in quel sentiero
Una Ministra sua di gloria accesa;
Per cui spera vedere il DRAGO altiero
Tornare al Regio Campo, ov'ella intesa
A i vostri honori, e dell'AQUILA ancora
Fermar si brama lietamente ogn'hora.

Non si sa se le altre Contrade partecipanti alla Festa scrissero altre composizioni poetiche, ma questa del Drago ci dà la testimonianza diretta della partecipazione di una donna che montava un cavallo nella corsa "alla lunga". Siccome anche le altre Contrade ci danno notizia di glorificazione delle "Donne Sanesi" è presumibile che la Festa del 15 Agosto 1581 fosse dedicata alle Donne di Siena. È noto che le Feste si svolgevano su un tema prestabilito dalla Contrada organizzatrice e sarebbe interessante venire a conoscenza se quella fu la prima Festa dedicata alle Donne Senesi o se invece ve ne furono altre, in precedenza e successivamente. Ciò che è certo è che la Contrada del Drago decise di stupire tutta quanta la città presentando veramente una ragazza a cavallo che, come un amazzone, dovette sconvolgere le anime cittadine e turbare i desideri degli uomini, se è vero, come si racconta, che i capelli di Virginia erano lunghi e svolazzavano durante la corsa. In mezzo all'entusiasmo si svolse finalmente la Carriera, ma nonostante le invocazioni augurali dei Dragaioli (e forse, segretamente, anche delle Donne delle altre Contrade), Virginia non vinse, anche se catturò su di sé tutte le attenzioni e le paure del popolo senese. Ne rimasero delusi i suoi contradaioli ed anche il suo Governatore, il Conte di Montauto, il quale con una lettera datata 16 agosto comunicava al Cancelliere della Contrada:


"Si celebrò hieri la solennità della Festa, corse il Palio e per Dio grazie passò il solleone, tutto senza un minimo dispiacere o disturbo e con quella quiete et honorevolezza si può desiderare, non solo infra tutti li altri ma ancora infra le sette Contrade uscite con bellissime livree per il paese ad honorare la festa con tant'altri bàrbari. Di che mancò poco l'effetto per la villanella antedetta, poiché fu la terza al fine, si ben prima allo spazio del Corso. Però non le mancarono bona sorte, essendo molto ammirata per la sua leggiadrìa..."

Si sa che il Governatore della Contrada regalò a Virginia un bel cavallo. Ma ciò non risulta dai documenti ufficiali della Contrada, forse perché non si ritenesse il contegno del Governatore troppo leggero e sconveniente all'austerità della carica da lui ricoperta. Si sa però dallo studioso Virgilio Grassi che qualche anno dopo furono pubblicate dalle "Logge del Papa" (casa editrice, per così dire, di Stato) alcune Stanze anonime femminili in cui si esortava il gentil sesso a ripercorrere le orme della bella Virginia e a pareggiare il valore degli uomini:


S'è il poter a quel de l'huom conforme,
Perché lo spirto nostro otioso or dorme?

Al richiamo dell'anonima poetessa rimasero peraltro sorde le Donne di Siena, le quali non cavalcarono destriero per quasi quattrocento anni, allorché nel 1957 Rosanna Bonelli montò col soprannome di Diavola nella Contrada dell'Aquila, senza peraltro finire la corsa perché disarcionata al secondo San Martino.