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Il 29 novembre 1800 l’abitazione di un altro fantino era stata visitata da un ladro che si era avvalso della complicità di un amico nel ruolo del cosiddetto “palo”. Il derubato e il complice del ladro quattro anni prima avevano corso insieme il Palio, il primo nell’Oca e il secondo nella Tartuca. Erano Pietro Bacchini detto Bacchino e Baldassarre Pagliai detto Pancianera un tipo “piuttosto basso di statura, di viso biancastro, di vita sottile, senza barba in viso, di capelli castagni legati a coda”. Dalla casa di Bacchino erano stati portati via un orologio e due fibbie d’argento.
“Pietro Bacchini Rigattiere di questa città referisce come questa mattina verso le ore undici avendo mandato a casa sua posta nella Contrada dell’Onda sotto la Casa Frosini, il di lui fattorino denominato Giuseppe Manganelli a prendere della roba, ha veduto il detto Manganelli sotto il letto di se referente un giovinotto dell’età di circa à 20 anni del casato Romei, il quale dato un urtone al sopradetto fattorino è fuggito”.
A incastrare il ladro e il suo complice erano state le dichiarazioni del Manganelli che così ricordò: “Nell’andare a casa del Bacchini, avanti di me ci avevo un certo Baldassarre Pagliai chiamato Pancianera quale quando fù d’avanti alla casa del padrone cacciò un urlo, che non intesi cosa dicesse, ed avendo trovato sotto il detto letto il Romei, credo che fosse d’accordo anche detto Pagliai”.
Pancianera non godeva certo di una buona reputazione, tanto che veniva indicato da altri testi come “birbo assai” e il Romei non doveva esserlo di meno. Costui aveva approfittato del suo mestiere di fabbro per creare una “chiave adulterina” che lo aveva favorito a entrare nella casa del Bacchini che conosceva bene perché ne era stato in precedenza garzone.
Fra coloro che erano stati chiamati a deporre troviamo Niccolò Chiarini, detto Caino, allora diciassettenne maniscalco. Avendo anch'egli lavorato alle dipendenze del Bacchini, era ritenuto attendibile per riconoscere gli oggetti trafugati.
Considerato che l'esordio in Piazza del Chiarini era avvenuto nell'agosto 1799 nella Pantera, non è da escludere che fosse stato proprio Bacchino, allora suo datore di lavoro, a introdurlo nel mondo del Palio.
A conferma che tutto il male non vien per nuocere, il furto subito da Bacchino e il conseguente processo hanno dato a lui l’opportunità di far conoscere ai posteri che il suo soprannome era dovuto al cognome Bacchini e non, come sarebbe stato naturale supporre senza questa notizia, alla devozione al dio Bacco.



Altro fantino che si aggregò alle truppe aretine fu Pancianera che abbiamo già incontrato come complice nel furto in casa di Bacchino. Anch’egli fu autore di un saccheggio commesso insieme ad Angelo Bandinelli, Bernardino Franci e Giuseppe Bennati detto Soldo Treccone nell’abitazione dei fratelli Belli.
Dalle deposizioni di alcuni testimoni al processo celebrato nel maggio 1800 è possibile ricostruire la dinamica dei fatti. “Serafino Belli, aderente al Partito Francese, fù arrestato dagli Aretini in casa sua nel tempo dell’assedio di questa Fortezza, e fu detto, che dal tetto di sua casa erano state sparate alla volta della Torre di S.Domenico, dove stavano gli Aretini, e che gli fusse trovato in casa lo schioppo carico di polvere, e polvere dentro un baulle”.
A seguito di questo arresto, l'appartamento abitato anche dai fratelli Carlo e Lorenzo, che si trovava “per la strada di S.Giovanni Battista per andare in S.Bastiano”, rimase incustodito e fu oggetto di un vero e proprio saccheggio da parte di alcuni soldati aretini e popolani senesi.
Vennero trafugate “un paro di fibbie dorate, due cucchiaini da caffè d’argento, ed una forchetta d’argento, una cassettina d’ottone, una teglia di rame, un focone, un caldaroncello di rame, un paro di calzoni color marrone di panno, diverse biancherie ed altri panni”.
A fronte delle testimonianze di tante persone che lo accusavano di aver “scassato l’uscio che rimane dentro il ridotto di casa Belli”, Pancianera addusse la scusa di esservi stato obbligato, sotto la minaccia delle armi di alcuni soldati aretini, ma di non aver rubato nulla.



Tratto da FANTINI BRAVA GENTE di E.Giannelli, M.Picciafuochi, A.Ferrini e O.Papei - Betti Editore, Siena 2014