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Per un soffio non ci scappò il morto nell’incidente causato il 5 luglio 1791 da Ciocio che appena tre giorni prima aveva riportato sul Campo la sua quinta vittoria per i colori del Nicchio.
“Contro Angiolo del fù Domenico Giusti detto Ciocio domatore di cavalli nativo di Ambra e domiciliato in Siena, perché il 5 del mese di Luglio 1791 correndo precipitosamente con un cavallo per la strada pubblica di Pantaneto, urtasse, e facesse cadere in terra l’Ebreo Sabato di Moisè Milano di Roma, che in tale occasione attraversava la strada antedetta, e nella caduta riportasse due forti contusioni sopra ai parietali del capo, che subito lo costituirono in pericolo di vita, nel quale stato continuò fino al dì 9 Luglio detto”.
Lo stesso Ciocio, due anni dopo, presentò al Capitano di Giustizia un esposto che desta curiosità perché si riferisce a un Palio alla lunga diverso per data e percorso da quello tradizionale che si correva il 15 agosto dalla Chiesa del Santuccio al Duomo.
"Adì diciannove Luglio 1793.
Angelo Giusti detto Ciocio, ed Antonio Milanesi dicono, ed espongono, che Domenica scorsa 14 del corrente, fù affissato l'editto per la corsa di un Palio dal Casino fino a Porta Camullia con cavalli scossi, al quale soprintendeva Francesco Vermigli di cui erano Giudici della Mossa il Nob. Sig. Accarigi Figlio, e il Nob. Sig. Tenente Periccioli.
Dicono, espongono, che tirato il canape uno dei cavalli l'appettò per cui lo fece cadere insieme collo steccone dalla parte del peso, e però convenne ritenere i cavalli fino che fosse il canape messo in punto, ed infatti questo eseguito, tre dei cavalli scapparono nell'atto medesimo che si faceva la prova del canape, ma essi non vollero dare la strada ai loro cavalli per non essere stato dato alcun segno di mossa, come era necessario.
Finalmente dicono, che fecero alla replicata istanza, che si accomodasse il canape per dar luogo alla corsa dei cavalli tuttora ivi esistenti, ma nel momento che si terminava di preparare il canape, che era quasi in punto, fù quello levato ne già dato più luogo alla carriera secondo il fissato nel cartello esposto al pubblico, onde bramando provedere al loro interesse, implorato l'offizio di Vostra Signoria Ill.ma primieramente si protestarono di tutte le spese, e danni contro Francesco Vermigli capo di detto Palio".



Tratto da FANTINI BRAVA GENTE di E.Giannelli, M.Picciafuochi, A.Ferrini e O.Papei - Betti Editore, Siena 2014