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Di un gustoso episodio di frode, fu vittima una sprovveduta recluta, ingannata con maestria da alcuni furfantelli capeggiati da Agostino Papi detto Pioviscola allora fantino in piena attività. Se ne ha notizia dalla seguente “sentenza nella causa penale a citazione formale contro Papi Agostino vetturino, Galletti Ugo merciaio ambulante, Galligani Alberto bracciante, Sestini Fabio bracciante, imputati di truffa e giuoco d'azzardo, commessi in Siena nel dì 8 Dicembre 1895 in danno di Cortesi Abramo; per averlo adescato al giuoco d'azzardo detto delle tre carte, riuscendo, con inganni a procurarsi l'indebito guadagno di Lire 10.
Verso le ore 14½ del dì 8 Dicembre cadente, le reclute Cortesi Abramo, Belli Carlo, Grassini Angelo della Piazza Vittorio Emanuele di questa città, si recavano in via del Rialto per andarvi a passare qualche poco di tempo in una casa di tolleranza, quando a loro si avvicinarono ed accompagnarono gl'imputati Galligani, e Sestini, i quali proposero alle dette reclute di condurle da una donna di cui avrebbero ottenuti i favori per soli ottanta centesimi.
Che le reclute accettarono la proposta del Galligani e del Sestini, incamminandosi con loro per via Salicotto, scesero le scale del lavatoio e poi prendendo la via del Sole volgarmente detta Pulceto, giunsero in prossimità dell'Istituto S.Girolamo e s'imbatterono negli altri imputati Papi e Galletti, i quali giuocavano sulla pubblica via alle tre carte col sette di cuori, il sette di picche ed il sette di fiori.
Che il Papi teneva il giuoco ed il Galletti puntava ed i compagni delle reclute si avvicinarono ai giuocatori e vi si avvicinarono pure le reclute le quali osservavano che vinceva colui il quale aveva puntato sul sette di cuori.
Che il Galletti in presenza delle reclute, vinse cinque lire e poi puntò due lire e le perdè.
Che il Galligani allora puntò due lire e le vinse e quindi in un momento in cui il Papi fingeva di essere distratto, prese il sette di cuori e lo piegò leggermente ad una estremità.
Che successivamente il Papi prese le tre carte e le maneggiò, e dopo averle, il medesimo Papi, stese per terra coperte, il Galligani eccitò il Cortesi a puntare sulla carta leggermente piegata.
Che il Cortesi mise fuori un biglietto da cinque lire dicendo di volere scommettere una lira, ma il Galligani lo invitò a scommettere le cinque lire, mentre il Sestini lo istigava a puntarne dieci.
Che anco il Papi voleva che il Cortesi puntasse cinque lire e finalmente quest'ultimo si trovò indotto a puntare, siccome puntò le cinque lire sulla carta piegata, ma le perdé in quanto scoperta la carta puntata non era il sette di cuori.
Che ripetuto il giuoco, per consiglio di Galligani e del Sestini, mentre questi volevano che il Cortesi puntasse dieci lire, esso ne puntò soltanto altre cinque sulla carta piegata, ma perdè anco queste.
Che al seguito di ciò il Cortesi, si accorse di essere stato ingannato e richiese al Papi la restituzione di almeno cinque lire, ma il Papi si ricusò.
Che il Galligani e il Sestini consigliarono il Cortesi ad andarsene insieme con loro, facendogli supporre di disapprovare il contegno del tutore del giuoco e di fatto si allontanarono da quel punto le tre reclute col Galligani e col Sestini, ma percorso breve tratto, questi ultimi si separarono dalle reclute con un pretesto, ed il Galligani, tornato presso il Papi, si ebbe da lui lire 1,50 come premio a partecipazione al Guadagno”.



Tratto da FANTINI BRAVA GENTE di E.Giannelli, M.Picciafuochi, A.Ferrini e O.Papei - Betti Editore, Siena 2014