BARBUCCI (1912 - 1934/35) - (1954/55 - 1961); braccianti; (Castagnoli/Monastero) - (Passeggeri).
La prima nota dei Barbucci risale al 17 dicembre 1912 e registra la morte del piccolo Eugenio di sei mesi, figlio di Giuseppe e Teresa Bussagli. Il 1912 è anche l'anno del loro insediamento a Castagnoli, come pigionali, provenienti forse dal Bagno di S. Fedele dove un Giuseppe Barbucci nato nel 1890, là abitava a fine secolo. A Giuseppe Barbucci nel decennio successivo al suo arrivo a Castagnoli nasceranno altri sei figli, ma anche il secondo maschio Remo morirà di 2 mesi nel 1916. Crebbero invece Rosa (1914), Natale, nato il 28 dicembre 1916, Faustina (1919), Assunta (1921) e Adriana (1924), quest'ultima nacque a Monastero dove il padre si era trasferito forse nel 1922. Ricordato bracciante tuttofare al servizio personale del Sarrocchi per il quale svolgeva mansioni di autista, Giuseppe dovrebbe aver lasciato Monastero poco dopo il matrimonio della figlia Rosa, maritata a Monastero con Giuseppe Cennini il 21 aprile 1934. Ma il suo non fu un addio, ma un arrivederci, perché negli anni Cinquanta rientrò a Passeggeri dove morì il 5 marzo 1960 dopo aver dato marito alla figlia trentunenne Adriana che sposò Serafino Panti il 12 gennaio 1956. Un anno dopo la sua scomparsa anche Faustina all'età di 42 anni prese marito sposando a Quercegrossa un Taccioli il 5 ottobre 1961. Matrimonio che forse segnò la partenza definitiva dei Barbucci. Già in passato altri Barbucci, figli di Luigi, provenienti da Castellina, senz'altro parenti di Giuseppe, si erano accasati con famiglie della fattoria di Passeggeri, come Zaira che entrò in casa Bencini nel 1927 o Pellegrino Barbucci che sposò Italia Porciatti di Castagnoli.
BARDELLI (1955 - d. f.); mezzadri; Gallozzole; da Gardina.
Originari di Asciano e precisamente dalla fattoria di Vescona dove nel 1936 al podere Calceno nasce Lorena, i Bardelli avevano cercato miglior vita presso Rapolano nel 1939, ma forse con poco successo perché nel 1951 decidono di cambiare drasticamente zona per approdare al podere di Gardina della parrocchia di Lornano. Non tutta la famiglia però, due fratelli non li accompagnano. Fa entratura nel nuovo podere il capoccio Antonio con la mamma Anna Goti vedova di Giulio Bardelli e i fratelli Settimio, Beppe, Maria, Remo e Giulio. La permanenza a Gardina è movimentata a causa del proprietario col quale si instaura subito un rapporto conflittuale che ha il suo epilogo nel famoso caso dei "lattoni". Il fatto inizia al mercato a Siena dove con la mediazione del Guarducci vendono quaranta lattoni (maiali di 7/8 mesi).
"I soldi li riscuoto io, siamo dieci in famiglia", disse il capoccio al Guarducci, e così fecero. Tornati a Gardina si presenta loro il Caruso, questo era il cognome del padrone, a incassare la propria parte, ma quella volta non c'era niente da dividere. Le donne Bardelli in prima linea, dopo aver allontanato gli uomini per timore che la situazione degenerasse, gli imposero bruscamente:
"Te vai in casa, e zitto eh!". Lui non reagì con le donne, e fece esattamente quello che gli comandarono, ma la rabbia era evidente sulla sua faccia. Poco dopo scende l'Andriolo
"Rasmo" che chiede:
"Ma che gli avete fatto a quell'uomo? Saliva le scale e batteva il capo nel muro". Così finì la permanenza a Gardina. Nelle vicine Gallozzole la famiglia Marri sta lasciando il suo podere ed è una occasione da non perdere, ed infatti, vi si trasferiscono tutti: è l'anno 1955. Don Ottorino Bucalossi annoterà nel vecchio registro commettendo anche un grosso errore:
"Baldelli 7". Nei tre poderi delle Gallozzole regna una grande armonia e sono anni d'intesa con le altre famiglie delle Gallozzole, i Carli e gli Starnini. Come padrone trovano il Ruffoli, sostituito poi dal Pelacani, e non ci sono problemi. In quello stesso anno prende il via la stagione dei matrimoni con Antonio 35enne che sposa il 29 maggio Maria Mechini conosciuta a Rapolano. L'anno successivo tocca a Lorena che si sposa con Ilio Taddei di Gardinina e nel 1959 Maria, il cui vero nome è Novilia, prende Mauro Sarchi della Magione. Siamo in un periodo di crisi per l'agricoltura e l'unica cosa da fare e abbandonare i campi e così inizierà Antonio nel 1959 che correrà dietro alla Cice per impiegarsi nell'industria laniera di Prato. Ai rimanenti Bardelli delle Gallozzole, Settimio, Beppe e Remo, non resterà altro da fare che trasferirsi a Poggibonsi per riciclarsi in qualche settore produttivo e ben lo farà Beppe in quello dell'antiquariato. Era l'anno 1962.
BARI (1915-1924); mezzadri; Gallozzole; da Barontoli.
Partirono i Prugnoli ed entrarono i Bari in uno dei poderi delle Gallozzole. Il 20 marzo del 1915 Giovanni del fu Antonio Bari proveniente da Barontoli portò la sua famiglia a questa nuova terra, dopo aver vissuto alcuni decenni in quella parrocchia. Ma tutto l'Ottocento li aveva visti contadini a Poggio ai Frati della parrocchia di Monsindoli in una numerosa famiglia che aveva in alcuni momenti superato le venti unità. La loro storia a Poggio ai Frati, "podere più grande" era iniziata intorno al 1780, provenienti probabilmente dal territorio di Castelnuovo B.ga e guidati da Vittorio del fu Andrea. Il 18 maggio 1817 nasce Bernardino di Giovanni di Vittorio Bari e Rosa Cinagli che sarà il capoccio per quasi metà Ottocento e avrà una numerosa discendenza, ma sarà il cugino Antonio il progenitore dei Bari di Quercegrossa. Antonio, dopo la morte del babbo Tommaso del fu Vittorio avvenuta prematuramente nel 1841 all'età di 37 anni, rimane a Poggio ai Frati fino al tempo del suo matrimonio celebrato verso il 1855 con Clementina Vannetti, dopodiché lascia Poggio ai Frati insieme ai fratelli per tornare a Mugnano e poi a Barontoli intorno al 1890. Nel 1849 aveva perso il fratello Angelo di 20 anni mentre la mamma Annunziata Vigni morì a Mugnano nel 1872. Il nonno Vittorio del fu Andrea era morto nel 1831 in età di 80 anni. Due figlie di Antonio, Emilia e Giuditta, si erano sposate a Mugnano ed erano partite rispettivamente nel 1884 e nel 1888. Antonio che era nato nel 1827 morì vedovo a Barontoli il 25 aprile 1898 a 71 anni. Un anno dopo la sua morte vediamo che i suoi tre figli, Tommaso, il capoccio, Giovanni e Pietro, vivono ancora a Barontoli, nel podere Cappella. Sono dieci in famiglia, aumentata poi da Pietro che prenderà in moglie M. Anna Ciompi. Tommaso è sposato con Maria Pianigiani ed ha tre figli, mentre Giovanni, nato il 28 maggio 1866, è coniugato con Letizia Lippi dal 30 aprile 1891. A questa coppia sono nati Amedeo il 17 febbraio 1894, Clementina il 17 febbraio 1896 e Pia il 22 aprile 1898. In seguito nasceranno Nella il 19 febbraio 1901, la futura sposa di Callisto Candiani, Elina il 14 agosto 1904 e Nello che verrà al mondo nel 1908. Per ultima nasce un'altra femmina, Ilia. Improvvisamente la famiglia venne colpita dalla disgrazia della morte di Tommaso, ucciso da un fulmine estivo il 21 luglio 1904, e anche la giovane Elina morì il 22 aprile 1906 a soli 2 anni d'età. La vedova di Tommaso rimase in famiglia per cinque/sei anni prima di trasferirsi con i figli alle Volte Basse. In conseguenza Giovanni prende le redini del comando, ma nel gennaio 1910 Pietro lascia il fratello e torna come salariato all'Agresto. Giovanni allora si trasferisce al podere Pero, della stessa cura, dove rimane pochissimo per trasferirsi poi ai vicini Montioni nel marzo 1911. Quattro anni soltanto in quel podere perché agli inizi del 1915 lascia quelle terre per entrare nel popolo di Quercegrossa, alle Gallozzole; erano in sette quando arrivarono. In quei nove anni di permanenza si registrano il matrimonio di Pia con Giuseppe Borgianni di Quercegrossa, tornati a Siena, e la nascita di Elio, figlio di Amedeo e Caterina Campolini, battezzato a S. Leonino nel 1922. Quindi nel 1924 i Bari lasciano le Gallozzole per tornare nel Comune di Siena. Ma non era finito l'anno suddetto che Nella fece ritorno al Poderino, moglie di Callisto Candiani, sposato nella Pieve al Bozzone. In seguito ritroviamo i Bari nel Comune di Monteriggioni, a Montecaiano, da dove Giovanni riparte nel 1930 per entrare nel Comune di Castelnuovo B.ga.
BARLUCCHI (1950/55 - 1959); fattore; Petroio.
Ezio Barlucchi fu uno dei tanti fattori che si alternarono nella fattoria di Petroio nel secondo dopoguerra. Impossibile stabilire la data del suo arrivo alla metà degli anni Cinquanta. Originario di Torri, si era ammogliato verso il 1930 all'età di quarantotto anni con Ettorina Petrini a Rosia, ed erano senza figli. Quattro o cinque anni la sua presenza a Quercia. Aveva sostituito il Nuti e lasciò all'Azzurrini.
BARONCELLI (1920 ca. - 1927); mezzadri; Quercegrossa.
Non sappiamo se furono i Baroncelli ad inaugurare il secondo podere di Casagrande in Quercegrossa di proprietà dei Mori, in quanto non conosciamo la data del loro arrivo. Sappiamo soltanto che nel 1927 partirono e lasciarono il podere al Morrocchi: se ne andarono da Quercegrossa per sempre. Fortunato Baroncelli, capoccio a Quercia, era nato a S. Leonino nel 1871, parrocchia dove la sua famiglia dimorava in quegli anni. Nucleo di grande mobilità, non risulta più a S. Leonino intorno al 1875, mentre riappare al podere Cignano nel 1882. Qui comanda Agostino di 62 anni figlio del fu Giovanni e della Eleonora Salvestrini, che ha con sé la moglie Violante Brocchi e i figli Giovanni di 25 anni, Giuseppe (15), Clementina (18) e Fortunato (10). Fanno parte della famiglia anche lo zio Pietro di 64 anni e una garzona di 13 anni certa Pasquina Gazzei. In tempi più antichi la famiglia Baroncelli abitava nel popolo di Strove da dove parte nel 1800. Paolo Baroncelli (1752 ca.) e la moglie Anastasia vivevano nel podere Acquaviva del Conte del Benino insieme ai nove figli, con il maggiore Giovanni del 1779. Tra di essi una coppia di gemelle, Assunta e Maddalena, nate nel 1793. Li ritroviamo ad Abbadia a Isola dove nel 1820 il già detto Agostino è nato da 2 anni e il fratello Pietro è dato di 3 anni. A capo di una numerosa famiglia di venti persone c'è la vedova Anastasia, mamma di Giovanni. La loro permanenza ad Abbadia è documentata fino al 1850 circa. Tornando al 1882 vediamo che quattro anni dopo abitano a Topina per trasferirsi poi a Vagliagli nel 1888 secondo l'annotazione del parroco. Ma deve essersi trattato di un breve soggiorno se in quello stesso anno rientrano nella parrocchia di S. Leonino e precisamente al Mulino di Cavasonno. Qui sono in cinque: Agostino e Violante ormai avanti negli anni, con Fortunato diciassettenne e l'anziano zio Pietro. Manca Giuseppe di 22 anni assente da casa probabilmente militare. Gli anni seguenti sono caratterizzati dai decessi del padre Agostino in Fonterutoli e dello zio Pietro che uniti alla scomparsa di Giuseppe, del quale non conosciamo le vicende, fanno si che Fortunato quando si sposa nel 1899 è rimasto solo con la madre Violante. Il matrimonio di Fortunato con la 24enne Giulia Marchetti si celebra a Tregole, parrocchia della sposa, e in casa della medesima Fortunato fa entratura insieme all'anziana mamma. A Tregole la famiglia comincia a crescere e nascono Umberto (12 agosto 1901), Amelia (12 febbraio (1905), Virgilio (1911) e Vittorio (1914). Intorno agli anni venti convive sempre con loro la suocera di Fortunato e matrigna di Giulia, Viola, ormai vedova da tempo. Un paio d'anni ed ecco il trasferimento a Quercegrossa dove si conosce soltanto la data della loro partenza e del loro ritorno a Tregole anche se la memoria familiare rammenta una breve permanenza al podere di Sornano. A Tregole negli anni 1930/31, deceduto Fortunato, risulta capofamiglia Umberto già vedovo di Giuseppa Gambassi di Radda che aveva sposato nel 1926 quando abitava a Quercegrossa. Giuseppa gli aveva lasciato due figli: Raffaello (Umberto) del 5 luglio 1926 e Nella del 1928. Ci sono in famiglia anche la mamma Giulia, i fratelli Virgilio e Vittorio e la sorella Amelia. Quest'ultima prenderà per marito Adamo Pianigiani di Vignale e da loro nascerà Antinesca nel 1940. L'ultima nota dei Baroncelli è il matrimonio di Antinesca con Oriano Galluzzi, celebrato a Pontignano l'11 febbraio 1961. Da questa unione nascerà Rossano il noto meccanico e commerciante del settore ciclismo.
BARTALI GIUSEPPE (1925/28 - 1939); mezzadri/braccianti; Olmicino/Quercegrossa.
da Pievasciata.
Dal matrimonio celebrato a Quercegrossa il 20 aprile del 1929 della figlia Emilia,
"di questa cura", sappiamo che la famiglia di Giuseppe Bartali abitava in quegli anni al podere dell'Olmicino e lui con la moglie si apprestava a trasferirsi nel nuovo appartamento di due stanze costruito dal Brogi Carlo sul retro della sua abitazione, sopra l'antico forno. Qui la loro presenza è confermata nel censimento generale del 1931, anche se l'impiegato comunale scrive "Bartoli". Si rammenta che il Bartali anticipò una somma di denaro al Brogi per la costruzione del quartierino, come capitava a quei tempi. Dopo il matrimonio della figlia rimasero in due: Giuseppe, che nato nel 1860 da Domenico e di Annunziata Tozzi era all'età di 69 anni, e la moglie Giulia Pieri. Venivano certamente da Pievasciata dove la loro ultima figlia Emilia fu battezzata nel 1902. Quattro figli vivevano a quel tempo con Giuseppe: Caterina, Maria, Cesare, ed Emilio e forse alcuni di loro entrarono all'Olmicino. Aveva in casa anche l'anziano padre Domenico del fu Gaetano in età di 84 anni e la sorella Savina con il marito Giacomo Tamantini e i suoi cinque figli. Nel complesso una famiglia di 14 persone, ma Giuseppe rimase solo ugualmente. Ancora nel 1935 don Grandi lo definisce
"bracciante" e la moglie è
"atta a casa". Lavorò fino all'ultimo per sopravvivere e anche i ricordi testimoniano le sue difficoltà:
"Non facevano che litigare". La morte gli si presentò a Quercegrossa il 17 maggio del 1939 all'età di 79 anni. Fu tumulato a Uopini. La sua abitazione sarà occupata più tardi dal Volpini Vasco dopo la partenza della vedova Giulia della quale si perdono le tracce.
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