Quercegrossa (Ricordi e memorie)
  CAPITOLO XI - COSE D'ALTRI TEMPI  
                                  
 
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Filastrocche
In concomitanza al lavoro di ricerca per la preparazione delle memorie di Quercegrossa si è tentato, con buon risultato direi, di recuperare tutto quel patrimonio di testi fatto di filastrocche, commedie, canti, poesie e stornelli cantati o recitati nel nostro popolo. Molto di questo materiale recuperato è stato proposto al pubblico la sera del 19 settembre 2007 nello spettacolo serale detto “Intrattenimento” tenuto in occasione della presentazione del primo volume “Quercegrossa - Ricordi e memorie” con l’interpretazione di nostri compaesani. Ora, senza ripetere tutte quelle notizie relative agli usi di queste composizioni, già in parte accennato in “Cose di altri tempi”, aggiungo soltanto che erano passatempi per grandi e piccini e in particolare alcuni  avevano l’utile funzione di tener buoni i bambini. Qui di seguito li riporto ricordando che altri testi sono sparsi nei due tomi di questo secondo libro.
 
Filastrocca dei Giorni di Vittorio Papi
  
Il primo dicembre è S. Ansano 
il quattro S. Barbara Beata 
il sei S. Niccolò che vien per via 
l’otto la Concezion S. Maria. 
Il dodici convien che digiuniamo 
il tredici vien S. Lucia 
il quattordici S. Tommè la Chiesa canta 
il venticinque vien la Pasqua Santa. 
Se volete sapere anche il resto 
l'ultimo dell'anno e S. Silvestro. 
Poi andando avanti via, via 
c'è il primo dell'anno, 
e il sei gennaio l'epifania 
che tutte le feste le porta via. 
  
  
Poesia scolastica di Giovanni Bandini datagli da don Grandi il suo maestro intorno al 1916 
  
Fulgido splende il sole, 
Nell'azzurro profondo fioriscon le viole 
cantano gli uccellini 
in festa è tutto il mondo, 
oggi è Pasqua bambini 
 
Sopra all'adorna mensa  
pizze ed uova dorate 
la mamma oggi dispensa  
a voi poveri larga parte ne fate 
oggi è Pasqua bambini 
 
Suonan le squille a festa 
ogni opera è sospesa con la più bella festa, 
e con grandi e piccini 
per recarsi alla chiesa, 
oggi è Pasqua bambini. 
  
 
Filastrocca  
 
Andavo giù pel bosco 
Incontrai una fontanina 
Mi ci lavai le mani 
Mi ci casco l’anello 
Pesca e ripesca pescai un pesciolino 
di color turchino 
Lo porto a un signore 
Ma il signore non c’era 
C’erano le sue sorelle 
Che facevano le frittelle 
Gliele chiesi una 
Mi parse troppo bona  
gliele chiesi un’altra 
mi parse troppo salata 
la misi sopra il banco 
il banco era rotto 
di sotto c’era un pozzo 
il pozzo era cupo  
di sotto c’era il lupo 
il lupo era vecchio  
non sapeva rifare il letto 
La gatta in camicia scoppiava dalle risa 
I topi sopra il muro 
Sonavano il tamburo 
La gallina per la via cantava l'ave maria 
Il gallo in forno Sonava mezzogiorno 
Chicchirichiii 
  
 
Ninne nanne e giochi ai bambini  
 
Ninna oh, ninna oh 
questo bimbo a chi lo dò 
lo darò alla befana 
che lo tenga una settimana 
lo darò all'omo nero  
che lo tenga un mese intero 
lo darò all'omo bianco  
che lo tenga tanto tanto 
e lo butti giù in un fosso 
lo ripiglio quand'è grosso. 
  
 
Ninna nanna ninna nanna  
la bambina è della mamma 
della mamma della e della nonna 
di Gesù e della Madonna 
 
  
Ninna in su ninna in giù questa bimba è di Gesù,  
di Gesù e della Madonna  
questa bimba a letto dorma. 
  
 
Fai la nanna coscino di pollo 
la tua mamma ti ha fatto il gonnello 
te l'ha fatto bellino rotondo 
fai la nanna coscino di pollo. 
 
  
È stato il vento  
Che ha buttato giù la canna   
Bambino fai la nanna   
Il babbo vol dormir.  
 
  
Stella stellina  
La notte s'avvicina, 
la fiamma traballa 
la mucca nella stalla, 
la mucca e il vitellino, 
la pecora e l’agnellino, 
la chioccia ed il pulcino, 
ognuno ha il suo bambino, 
ognuno ha la sua mamma 
e tutti fan la nanna. 
 
  
La bella Caterincina che bel visino che ha. 
Ricciolo biondo, testa spaziosa 
Occhi lucenti, naso soffiante 
Bocca ridente, collo vezzoso 
Mento battente, culino bombo 
Caterincina ero, Caterincina so. 
 
  
Questo è l'occhio bello,  
questo è il suo fratello 
questa è la chiesina (la bocca) 
questo è l'altarino (il mento) 
questi so’ i fratini (denti) 
questo e il campanello (naso) 
e queste so’ le campane (orecchi) 
din, don. 
 
  
Cavallino arri arrò, 
prendi la biada che ti dò, 
prendi i ferri che ti metto per andare a San Francesco, 
San francesco c'è una via che ti porta a casa mia, 
a casa mia c'è un altare, con tre monache a cantare, c'è ne una più vecchietta, 
santa Barbara Benedetta. 
 
  
Mana mana piazza, 
qui c'è passata una leprina pazza pazza, 
questo la vide,  
questo l'ammazzò 
questo la scorticò, 
questo la mangiò, 
questo andò a prendere il pane e il vino, 
e ritorno su non ce ne trovò nemmeno un pezzettino.  
 
  
Girotondi e passatempo  
 
Giro giro tondo, 
Il pane è cotto in forno, 
Un mazzo di viole, 
Si danno a chi le vuole, 
Le vuole la sora Sandrina,  
S’inginocchi la più piccina. 
 
  
Piso Pisello colore zimbello, 
La bella Pinara che sale la scala, 
La scala bajù, tre picciù che va giocà, 
Va giocà la fin del re  
Alza la gamba tocca a te! 
 
  
Palla dorata  
dove sei stata 
dalla nonnina 
cosa ti ha dato  
una pallina 
dove l'hai messa 
nella taschina 
falla vedere eccola qua. 
 
  
Lunedì lunediai  
martedì non lavorai 
mercoldì persi la rocca 
giovedì la ritrovai 
venerdì la incanocchiai 
sabato mi lavai la testa 
domenica non lavorai perchè era festa 
 
  
Il nonno al nipote 
Lo sai i giorni della settimana che cosa dissero? 
Il lunedì andò dal martedì a sentire del mercoledì se avesse saputo dal giovedì che venerdì aveva detto al sabato che domenica era festa. 
 
  
Cecco velluto suonami l’imbuto 
suonamelo bene 
c’è un bambin che viene 
viene da Roma 
mi porta una corona 
d’oro e d’argento 
costa cinquecento .... 
 
  
Centocinquanta la pecorina canta  
canta il gallo risponde la gallina 
la vecchia menichina 
s'affaccia alla finestra 
con tre corone in testa 
bianco è il cavallo 
giallo il girasole 
che Gesù ci mandi il sole. 
 
  
Piove e c'è il sole la Madonna coglie un fiore 
lo coglie per Gesù  
fra un minuto un piove più. 
 
  
Cecco bicecco  
infilato in uno stecco 
lo stecco si rompe 
Cecco va nel ponte 
il ponte si rovina 
Cecco va in farina 
la farina si staccia  
e Cecco si sculaccia  
si sculaccia sodo sodo 
e Cecco va nel brodo 
il brodo si beve  
Cecco va nella neve 
la neve si strugge  
e Cecco fugge fugge 
fugge lontano lontano. 
 
  
Staccio buratto 
Martin fece il migliaccio 
 … la brace è troppo nera  
si mangia pane e pera 
la pera è troppo bianca 
si mangia pane e panca 
la panca è troppo dura 
si va a letto addirittura 
 
  
Cecco rivolta  
rivoltava i maccheroni 
se la fece nei calzoni 
la su mamma lo brontolò 
per dispetto ci ricacò 
 
  
Capra, capra mangolla 
sei ben satolla e ben abbeverata? 
So ben satolla e ben abbeverata, 
montami in groppa ti porterò a casa. 
Capra, capra mangolla 
sei ben satolla e ben abbeverata? 
Son mal satolla e mal abbeverata, 
maledico quel guardian che mi ha guardata. 
 
  
La novella dello stento  
che durava tanto tempo, 
te l'ha dì o te la dirò? 
Si. 
Non si dice di si alla novella dello stento che durava tanto tempo,  
te l'ha dì o te la dirò? 
No. 
Non si dice di no alla novella dello stento che durava tanto tempo,  
te l'ha dì o te la dirò? 
 
  
Maria Giulia  
da dove sei venuta?  
Alza gli occhi al cielo,  
fai un salto, 
fanne un altro, 
fai la riverenza, 
fai la penitenza,  
ora in su, ora in giù,  
dai un bacio  
a . . . chi . . . vuoi . . . tu!  
 
  
Al mio bel castello, dirondino e dirondello 
Al mio bel castello, dirondino e dirondà. 
Il mio è più bello, dirondino e dirondello 
Il mio è più bello, dirondino e dirondà. 
Noi lo ruberemo, dirondino e dirondello 
Noi lo ruberemo, dirondino e dirondà. 
E noi lo rifaremo, dirondino e dirondello 
E noi lo rifaremo, dirondino e dirondà. 
Toglierem una pietra, dirondino e dirondello 
Toglierem una pietra, dirondino e dirondà. 
 
  
O quante belle figlie Madama Doré 
o quante belle figlie. 
Son belle e me le tengo Madama Dorè 
son belle e me le tengo. 
Me ne daresti una Madama Dorè 
me ne daresti una. 
Che cosa ne faresti Madama Dorè 
che cosa ne faresti. 
La voglio maritare Madama Doré 
la voglio maritare. 
Con chi la mariteresti Madama Dorè 
con chi la mariteresti. 
La mariterei al principe di Spagna Madama Doré 
la mariterei al principe di Spagna. 
No, no che un ve la diamo Madama Dorè no no che un ve la diamo. 
Oh quante belle figlie Madama Dorè 
o quante belle figlie ….. 
 
  
Andiamo, andiamo al bosco  
finchè si trova il lupo. 
Lupo che fai? 
Mi metto la camicia. 
Andiamo, andiamo al bosco  
finchè si trova il lupo. 
Lupo fai? 
Mi metto i pantaloni. 
Andiamo, andiamo al bosco  
finchè si trova il lupo. 
Lupo che fai? 
Mi metto le scarpe 
e ti mangio Ahummm. 
 
  
Medicina, guarisci, guarisci 
il prete ci cachi e la serva ci pisci. 
 
  
Merda, merda di gallina 
guarisci, guarisci domattina. 
 
  
Stella, quante stelle ci sono in cielo? 
Tre! 
Alza il culo e rizza me. 
 
  
Lo sapevi il Padre Nostro? 
Questo posto un’era vostro! 
La sapevi l’Ave Maria? 
quando c’eri un’aveva andà via. 
 
  
Gaiole, Gaiole, dà la roba e la rivuole 
 
  
Spia, spia dell’alberaccio 
porta il libro sotto braccio 
e lo porta in sacrestia 
eccola lì la bella spia. 
 
  
A quei tempi le offese comprendevano un numero limitato di vocaboli che comunque rimanevano in un ambito di decenza accettabile. Questi i più usati: 
Accidenta a te!  
Strullo!  
Scemo!  
Cretino! 
Non mancavano:  “Oh bischero”,  “Demente” e “Imbecille”. 
  
 
Indovina indovinello 
chi fa l’uovo nel cestello? 
La gallina! 
Il più bischero è  chi ci indovina. 
 
  
Chiocciola, chiocciola marinella, butta fuori le tue cornella, 
e se non le butterai  
calci e pugni tu avrai. 
 
  
Zigolinetta, Zigolinetta 
l’uomo di fuori e la donna in cassetta 
Quando Geppino faceva le scarpe 
Ogni puntino faceva così. 
Quando Geppino faceva le scarpe 
Ogni puntino faceva così. 
Quando Geppino faceva le scarpe 
Ogni puntino faceva così. 
 
  
Che me ne importa a me se non son bella 
tanto l'amore mio la fa il pittore 
e mi dipingera come una stella. 
Che me ne importa e me se non son bella. 
 
Ti dissi di venire ma te un tu viensi 
un viensi perchè piobbe ombrello un lao 
ma se veni da mene io te lo dao 
ma pe venì da tene io mammollao
  
Ma se veni da mene ti divertii 
perchè c'era la fiera dei contadini 
mi  importa un corno a mene della tu fiera 
mi preme più la pelle larillallera
  
larillalla lari lari lalla 
larillalla lari lari lalla 
 
  
Fra Siena e Castellina 
In mezzo a due colline 
Ci vive un paesino 
Piccino ma gentile 
Dove vivono operai contadini e minator 
Tutta gente modesta col cuore da signor 
Ritornello 
Cicci che bel, ue ue ue 
Cicci che bel, ue ue ue 
Cicci che bel, ue ue ue 
E avanti in dre, avanti in dre, che bel divertimento 
E avanti in dre, avanti in dre, la vita è tutta qua. 
Quand’ ero più piccina 
la vecchia zia Velina  
al posto di un inchino 
mi dava mezzalira 
allora me ne andavo 
di corsa sul bastion 
e sul cavallo a dondolo cantavo una canzone  
e sul cavallo a dondolo cantavo una canzon … 
Ritornello 
Quand'ero più grandina 
e marinando a scuola  
nel pubblico giardino  
conobbi un bel biondino 
allora il mio cuore 
di colpò s'infiammò 
e sul cavallo a dondolo cantavo una canzone 
e sul cavallo a dondolo cantavo una canzon … 
Ritornello 
 
  
L'hai mangiata l'insalatina 
poverina, poverina, morirà 
e le genti che passeranno 
le diranno, le diranno che bel fior 
Questo è il fior della Teresina 
poverina, poverina morirà 
che gli è morta per l'amore 
per l'amore non si muore 
ma si soffre, ma si soffre un gran dolore. 
 
  
A veglia (sembra il canto di un innamorato deluso) 
Affacciati alla finestra  
unta bisunta e lorda 
se passa l'amor tuo  
fetente e merda come te. 
E ora che t'aggio fatta 
questa bella serenata 
facciamo una c.... ci smerdiamo tutte e tre. 
 
  
Il re e la regina c... alla latrina 
la latrina si sfondò 
e la merda chi la mangiò. Te. 
 
  
Chi vuol saper la storia alla rovescia 
Chi da diritto non la sa cantare 
Mi combinai una mattina in dì di festa 
Presi la farce e me n’andai a vangare 
 
Per la strada trovai una querciola 
Mi misi a mangiar quelle susine 
Arrivò il padron dell’albicocco 
Mi disse lascia star quelle ciliegie 
 
Mi diede un carcio in un calcagno 
Mi fece buttar sangue da un ginocchio 
Andai a casa a prende un fasciola 
Per rasciugarmi il sangue dalla gola 
 
Un cacciatore perse la fiaschetta 
Senza fucile la lepre l’ammazzo 
La sua moglie si chiamava Maddalena 
A foco spento gliela cosse a cena 
 
Un affamato con la pancia piena 
Veniva dalle parti di Mugello 
.....
  
Un nobil fiorentino di barbiera 
Perse la pecora e l’agnello 
Povero a me disse quel disperato 
Ci avevo un branco grosso mi è scemato 
 
Un ciabattin che venia da Prato
Tornava in via dei Sassaioli 
Beppino nella neve scamiciato 
Mangiava un diecino di fagioli 
 
Di lì passo l’abate con il nicchio 
Gli buttò in terra un piatto di radicchio 
Fermati sennò ti picchio 
Si credeva a ragionare con l’abate 
 
Di lì passò una sposa con una coppia di mele sgusciate 
Bistone disse dammene uno spicchio 
Lei gli rispose con tante pedate 
Queste non so’ per te sono pe’ frati della Vallombrosa 
 
La moglie di Bistone è virtuosa 
Spazzava la casa col forcone 
...
  
La tabaccaia gli è tanto curiosa 
Si mise a far rider le persone 
E se una mosca sul naso gli s’apposa 
È capace di metterla in prigione 
 
La granocchia che sonava la tabella 
E tutta quanto il popolo rideva 
...
  
Un soldato che fumava in sentinella 
Di dietro c’era un cieco che vedeva 
Disse il soldato che triste sfortuna 
Purché pulita un se ne faccia una 
Un asino dicea l’ave maria  
Lasciò la piana e prese la salita 
Al suo padron un gli volle da retta 
A forza di curreggion andette in vetta. 
 
  
E te che sei poeta 
ora ti provo 
è nato prima la gallina o l'ovo 
Dal cielo un ovo 
cadde sopra un masso 
e ne usci un pulcino che andava a spasso.
  
 
  
Lo Spazzacamino 
 
Su e giù per le contrade 
di qua e di la si sente 
la voce allegramente 
dello spazzacamino 
 
S'affaccia alla finestra 
la bella signorina  
con voce assai carina 
chiama lo spazzacamin 
 
Prima lo fa entrare 
poi lo fa sedere  
gli dà mangiare e bere 
allo spazzacamin 
 
Quello che mi dispiace  
mio caro giovanotto 
il mio camino è stretto  
come farai a salir 
 
Non dubiti o signora 
son vecchio del mestiere 
so fare il mio dovere 
su e giù per il camin 
 
E dopo aver mangiato 
mangiato e ben bevuto  
gli fa vedere il buco 
il buco del camin 
 
E dopo quattro mesi  
la luna va crescendo 
la gente va dicendo 
è lo spazzacamin 
 
E dopo nove mesi  
è nato un bel bambino 
che assomigliava tutto 
allo spazzacamin 
 
  
Cittadino e Contadino 
 
Ero a Firenze per combinazione 
in una trattoria a desinare 
dove vi erano di molte persone 
che un poco a stretto ci convenne a stare 
Fra due di questi nacque una questione 
che più d'un ora la fecian durare 
eran due che siedevan a me vicino 
un di Firenze e l'altro del Casentino 
 
"Come tu puzzi" disse il Fiorentino 
il campagnolo la sua testa inchina 
"mi fai sortir fora pane e vino 
la zuppa, la bistecca e la tacchina. 
O porco sudicion d'un contadino 
sei più lercio te d'una latrina 
forse un po' d'acqua a casa ce l'avrai 
villan fottuto non ti lavi mai". 
 
E te con tutto il tuo lavar che fai 
con quell’acqua di crusca e saponetta 
con tutti gli odori che ti dai 
dai fondamenti, cima, colle e vetta 
Presto la vita tua terminerai 
non hai più fiato a regger la giannetta 
dimmi cosa lo conti il tuo lavare 
ti resta appena il fiato per parlare. 
 
Se io fossi la giustizia vorrei fare 
dei contadini tutta una brigata 
tutti a Livorno li vorrei portare  
al porto dove giunge ogni fregata. 
Tutti al mare li vorrei gettare 
per finir questa setta tribolata 
senza rimorsi e né coscienza in seno 
buttà giù fino a che il mare un fosse pieno. 
 
Per pietà fiorentino parla meno 
io vedo bene che hai perso il cervello 
il contadin lavora il terreno 
custodisce la pecora e l’agnello. 
Raccoglie frumento, paglia  e fieno 
lo custodisce il bove e il bel vitello 
l’arte del contadino ha il suo talento 
Che serve a lui per darti il nutrimento 
 
Dai più fastidio che d'inverno il vento 
guardalo con la lingua il piatto lecca 
alla mensa dove mangiate voi  
mangian pecore, maiali, vacche e buoi 
Ma io con i contadini un mi ci metto 
Il contadino quando parla pecca 
ma se lo guardi sotto il mento  
fra quella po’ di barba ci ha una zecca. 
 
I contadini biasimar li vuoi 
sai dalla spina nacque il buon rosaio 
leggilo il libro degli antichi eroi 
troverai Giotto che era un pecoraio 
Lui pascolava gli animali suoi 
senza paura di Tizio nè di Caio 
prese una lastra bianca e poi su quella 
ci fece una pittura di un'agnella. 
 
Guarda questo grullo cosa mi favella 
che a parlar di Giotto un ti conviene 
quello che ha fatto lui non si cancella 
quello che fece era fatto bene. 
Natura gli donò la virtu bella 
Non era un mammalucco come tene 
a chi ti paragoni o montanaro 
non sei capace a dar bere  al somaro. 
 
Di certo non so capace e non imparo 
perchè il tuo ciuco non è mia compagnia 
ma l'ho trovato qui per caso raro 
perchè son giunto in questa trattoria. 
Oste lei venga qua prenda il denaro 
gli lascio il posto libero e vo' via 
che tante miglia l’ho da fa' di strada 
do bere al ciuco e una mezzetta di biada 
 
Villan fottuto contadino bada 
se mi trovo d'accordo coi fiorentini 
ci si mette alle porte con la spada 
e proibirem l'ingresso ai contadini 
 
Quando l’avrò empiti sacchi e balle 
d’ogni raccolta che tanto mi preme 
e quelle pesche colorite e gialle, 
ogni specie di frutto e ogni seme 
Quei bei prosciutti, salami e quelle spalle 
tra noi villani mangeremo insieme 
mangeremo polli galletti e pollastre  
e te in Firenze mangerai le lastre. 
 
  
L’asino di Pipone 
 
Un contadino di verso Castello 
Che pei somari gli era poco accorto 
Compro’ per sua sventura un asinello 
Per rimpiazzar un altro ch’era morto 
 
Pieno di vitaleschi, gli era quello 
Vecchio, sdentato, con un piede storto 
Tanto i giovani, vecchi, belli e brutti 
Lui con la testa riveriva tutti! 
 
Era Pipone un di quei farabutti 
Che ritrovarne un altro è caso raro 
Avea sempre quel grullo i labbri asciutti 
Tutti i giorni a discorrer col somaro 
 
Non voglio che per terra tu ti butti! 
Va là Marco, la biada ti preparo, 
Se volentieri stai sotto la sella 
Ti do la biada e fien di lupinella 
 
Fu nel dicembre una mattina bella 
Quando a Firenze volle andar Pipone 
Con ognuno di famiglia ne favella 
Di portare i capponi al suo padrone 
 
Dopo affibbiata l’ultima tirella  
Prende in mano le guide col bastone 
E si mette a seder sul traversino, 
Va’ là, Marco, se no ti disciplino! 
 
Alla partenza il ciuco fa l’inchino! 
Disse Pipi: Di correr non m'ìmporta 
Conosco e compatisco, poverino, 
Il tuo difetto della gamba corta; 
 
Se seguiti così, tu vai benino, 
Prima di mezzodì siamo alla Porta.... 
Se vai sempre così, stasera a cena, 
Un quarto ti darò fra crusca e vena. 
 
Cinquanta passi gli avea fatto appena, 
Li si mette ad annusare una pisciata,  
E allor Pipòne fortemente mena  
Sulle spalle del ciuco una legnata. 
 
Eppure la trippaccia tu l’ hai piena,  
Hai mangiato un corbello d’impagliata ! 
Il ciuco sempre con il naso li, 
Prima di un quarto d’ora non partì. 
 
Un accidente a chi ti partorì! 
Ho bell’ è visto - tu le vuoi le bòtte! 
Aveo detto alla Porta a mezzodì, 
Non si arriva neppure a mezzanotte. 
 
Sconta dell’altro ciuco che morì.... 
Dal gran lavoro gli avea l’ossa rotte; 
Ma se la biada gli daveo più spesso 
Chi sa se sottoterra l’ aveo messo. 
 
Io non dico con te di far lo stesso,  
Ma peggio sette volte voglio fare; 
Non sei bono per farmi l’interesso, 
Accidenti al tuo naso e l’annusare 
 
Ma non lo vedi, che v’è l’ancipresso! 
Forse la sala mi vuoi far tribbiare? 
Tirati in là, ti venga una saetta, 
Eppur la strada un’ è tanto stretta. 
 
Il somaro alla redina dà retta 
Di andar dall’altra parte gl’intendea, 
Una ruota calò nella fossetta, 
Se non arriva gente, un la rilea. 
 
Figlio di un can! Razzaccia maledetta! 
Il povero Pipone allor dicea... 
Ma quando scaricato avrò i capponi, 
Voglio empire il barroccio di bastoni. 
 
Giunto avanti la porta dei padroni 
Il ciuco si fermò, del guazzo vide.... 
Un accidente a te, Dio mi perdoni! 
Scende Pipone, e gli ferma le guide. 
 
Il ciuco con gli orecchi ciondoloni 
Alza la testa, gli scoreggia e ride 
Disse Pipone: Un credeo, porca resìa, 
Di sentir l'ordinotte per la via! 
 
Picchia alla porta e gli apre la Maria, 
La serva dei padroni un po’ vermiglia: 
Venga, venga, Pipone! venga via! 
Questa gli disse con allegre ciglia.... 
 
Padrone, buona sera signoria, 
O Pipi, come sta la tua famiglia? 
Gli stanno tutti bene! Ciò piacere,  
Posa i capponi, e mettiti a sedere. 
 
Prendi il fiasco, Maria, dagli da bere 
Al povero Pipone, gli è sudato. 
E lui ringrazia, come gli è dovere, 
Appena che il bicchiere ebbe votato. 
 
Padrone, provo molto dispiacere, 
Per cagion di quel ciuco che ho comprato, 
Lei, mi ci creda, padrone, addirittura, 
Gli è quello che mi manda in sepoltura. 
 
Io maledico la trista sventura, 
Cose che v’è da fare il capogatto  
Mi ha fatto bestemmiar fuor di misura, 
Gli ho detto: Un accidente a chi t’ha fatto!... 
 
Se lei, signor Padrone se ne cura, 
Vado alla fiera, e questo lo baratto 
Se lo devo tener per tutto l’anno, 
Dalle bestemmie l’anima mi danno. 
 
Chi sa quei di famiglia icchè diranno, 
Sono partito stamani avanti giorno, 
Che abbia perso la strada crederanno, 
Vedendo in questa sera non ritorno. 
 
Ai vicinanti ne domanderanno, 
Se sono stato visto all’incontorno. 
Chissà quanti pensieri hanno formato, 
Vedendo in questa sera un son tornato. 
 
Padrone, di partire ho già pensato, 
Mi perdoni s’io manco a’ miei doveri: 
Disse il Padrone: Vi è un letto spicciato 
Se tu vuoi dormir ben volentieri. 
 
Grazie, signor Padron, troppo garbato, 
Conosco il buon amore e i buon pensieri; 
Troppo conosco il suo buon naturale, 
Ma la famiglia penserebbe a male! 
 
Scioglie le guide, e sul barroccio sale. 
Va’ là, Marco, va’ là, mettimi in giostra 
Per veder se le feste di Natale, 
Siamo buoni a farle a casa nostra ? 
 
E parte coraggioso l’animale. 
Alla partenza di ubbidir dimostra, 
Ma quando poi di miglia ha fatto un paio, 
Gli si ferma allo scolo d’un acquaio. 
 
Si ferma il ciuco e dorme il barrocciaio, 
E di notte battean le dodici ore. 
Lui si approfitta del momento gaio, 
E si leva dal naso il pizzicore. 
 
Di lì passa la ciuca di un merciaio, 
Andava più veloce del vapore.... 
Rizza gli orecchi, e di annusar sospende, 
Di voler seguitarla lui pretende. 
 
La spada imbrandì come s'intende, 
Benchè sia zoppo, si mette in cammino, 
Ma dopo venti passi si distende, 
Una stanga tribbiò col traversino. 
 
La forza di rizzarsi non riprende, 
Si risveglia dal sonno il contadino; 
Nel mentre che quel fatto gli osservava 
Qualche fiocco di neve incominciava 
 
Dicendo: Guarda lì, la bestia brava, 
A rizzarsi lo spirito gli manca! 
E sempre a nevicar continuava, 
Che divenne la strada tutta bianca. 
 
E lui sempre col ciuco ragionava.... 
Gli ha la testa più dura di una panca 
E perchè la salute non gli preme, 
Fu costretto a morir col ciuco insieme. 
 
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