
Le previsioni, sempre impossibili
in materia di Palio, hanno avuto in
questa 534ª edizione clamorosa smentita
e chiara conferma. Clamorosa
smentita perchè il Palio incandescente
delle più accese inimicizie ha iniziato
a svuotarsi la mattina del 29
giugno quando la sorte ha relegato
con l’assegnazione dei cavalli Oca,
Torre e Nicchio a ruolo di comprimarie;
piena conferma perché ridotta
la lotta all’accesa rivalità ed
all’equilibrato valore di due contrade,
Chiocciola e Tartuca sono state le
fiere protagoniste della corsa che,
non ostante il parere contrario di
taluno, ha avuto accenti drammatici
in una conclusione che è apparsa
chiara e logica.
Si è detto che, come in una gara
sportiva, Tanaquilla - il cavallo
migliore della carriera del 2 Luglio -
ha vinto così come era previsto ma
sul piano polemico, dimenticando che
la previsione dava uguali probabilità
anche alla Tartuca con Belfiore, il
giudizio non può esser assolutamente
accettato poichè Gaudenzia ed Archetta,
pur con il peso della loro anzianità,
chiedono una prova di appello
unitamente a Belfiore che la
corsa non ha terminata nella piena
disponibilità delle sue chances.
Ecco quindi i motivi drammatici
di questo Palio che iniziano con lo
scontro e la fortuita caduta ed azzoppatura
della Civetta, continuano con
l’innegabile ritardo di tutti i cavalli
portati alti in partenza dall'accorta
manovra di Vittorino, si susseguono
poi con la corsa cieca e conseguente
caduta dell’Onda, con quella violenta,
spregiudicata della Tartuca.
La Chiocciola ha vinto, ma non
ha vinto pianamente, ha vinto perché
ha saputo crearsi le premesse
con la scelta del fantino, con il gioco
dei partiti, con l’abilità del suo
protagonista. E’ una vittoria che ha
tutti i crismi delle imprese brillanti
sostenute da un piano strategico accurato,
portate a compimento con
abilità ed avvedutezza. Il Palio di
Agosto darà ragione al nostro giudizio
e farà ancor più risplendere in
San Marco la luminosità di una
affermazione che era fortemente sentita
ed altrettanto scientemente fabbricata.
Ma procediamo in ordine.
Ospiti illustri e gran folla
E’ sembrato, nella tarda mattina
del 2 Luglio, che il caldo di questi
ultimi giorni avesse tenuta lontana
la grande folla dal Palio ma è stata
una impressione errata che via, via
che le ore trascorrevano ha avuta la
più larga smentita.
Carovane multicolori di turisti
indigeni e stranieri hanno invaso le
sedi delle Contrade per assistere alla
vestizione della Comparsa ed alla benedizione
del cavallo. Poi si sono riversate
sulle vie centrali, verso il
Duomo e la Piazza. Ovunque si sentivano
gli idiomi di terre lontane e
facce di genti ancor più lontane:
francesi, americani, inglesi, tedeschi,
africani ed anche giapponesi e cinesi,
uomini e donne, giovani ed anziani;
molta, ma anche tanta bella
gioventù, ansiosa di conoscere e di
vivere.
Fra le personalità italiane, accompagnati
dal giudice costituzionale
Prof. Mario Bracci, lupaiolo, di cui
erano ospiti, abbiamo notato il Presidente
dell’Alta Corte Costituzionale
Prof. Azzariti ed i Giudici Papaldo,
Gabrielli, Sandulli; quindi l'On. Semeraro,
il sottosegretario Resta mentre
il posto d’onore, fra gli ospiti
stranieri, era all'ambasciatore americano
mister Zellerbach che, accompagnato
dalla Signora e da alcuni
funzionari dell’ambasciata è stato
calorosamente accolto in numerose
contrade, essendo ben nota la sua amicizia
e simpatia per l’Italia e gli
italiani. Era pure presente il sindaco di
Anversa, il console americano a
Firenze e numerose altre personalità.
Favorita da un magnifico pomeriggio
estivo la sfilata del corteo ha
indugiato a lungo sulla pista prodigandosi
in lunghe sbandierate che
sono state calorosamente applaudite.
Molto bello l’inizio della sbandierata
collettiva naufragato poi in un finale
disordinato che richiede regia e comando
di una persona esperta.
La corsa
Poi il Palio è giunto al suo epilogo
incandescente, arroventato di
passione e di febbrile attesa. Gli ultimi
preparativi alla corsa sono commentati
dalla folla che segue il passaggio
del drappellone dal carro trionfale
al palco dei giudici. Nell’entrone
gli ultimi avvertimenti dei mangini
e dei barbareschi, molti visi
pallidi, qualche abbraccio, qualche
bacio, scambio di mute invocazioni e
promesse. I cavalli scalpitano e
fremono quanto gli uomini alcuni dei
quali passano il dito sull’occhio
inumidito.
Trema la mano del vigile che agita
la bandierina bianca, trema il
mortarettaio nell’accendere la miccia,
trema la mano del funzionario che,
racchiuso in un metro quadrato, taglia i
sigilli e scopre l’ordine di ingresso
al canape.
I cavalli si approssimano al posto
di partenza dopo che i fantini hanno
alzato il nerbo in segno di
saluto: Ave Cesare, Ave Senio....Lupa,
Lupa e la Lupa ruggiva mentre il
popolo combatteva.....
Tutte le faccie, cinquantamila, forse
più, sono rivolte al punto di
allineamento mentre risuona come una
eco formidabile, ridimensionata il
nome della Contrada che il vigile
chiama a prendere il suo posto al
canape:
CHIOCCIOLA, PANTERA, ONDA,
TORRE, AQUILA, OCA, NICCHIO,
TARTUCA, l’allineamento
non soddisfa il mossiere che ferma
SELVA e CIVETTA e rimanda tutti
fuori del canape. Poi tutti rientrano
nello stesso ordine: grida del mossiere
perchè la Chiocciola si metta
in posizione diretta, nervosismo al
centro, incertezza lieve su Selva
e Civetta, poi questa scatta ed un boato
scandisce la partenza; la Chiocciola
è in avanti di una incollatura
ed allarga tutto il gruppo verso i palchi
mentre la Civetta, incocciata la
Selva, rotola a terra ove il fantino
rimane mentre il cavallo zoppicante
adempie al suo dovere ed inizia la
corsa, commovente, con una gamba
alzata. Sono attimi che riviviamo e
rivivremo fino a che una nuova
immagine, quella della mossa del Palio di
Agosto, non si frapporrà a questa.
Vittorino spinge ed allarga, gli altri
sono stretti in un mucchio, la
conversione su San Martino è quindi
tutta a vantaggio della Chiocciola che
entra prima avendo alle calcagna la
Tartuca, terza l’Onda, quarta l’Aquila
e quindi Oca, Torre, Selva,
Nicchio.... Da San Martino al Casato è
una corsa a due, poi al Casato rotola
il fantino dell’Onda e Chiocciola,
Tartuca battono ancora la marcia in
uno slancio che fa fremere quando
abbordano di nuovo San Martino. La
Chiocciola gira agilmente mentre
Mezzetto sbatte sull’avversaria e perde
qualche lunghezza. Si riprende il
piccolo dominatore dello scorso anno
ed incita il suo cavallo, l’ardore della
lotta lo ubriaca, egli incalza, non
pensa al Casato o spera di incocciare
comunque l’avversaria, Vittorino sente
l’insidia, cerca girare stretto, sfiora,
batte sul colonnino, ma non sbanda
e Mezzetto finisce sui palchi.
Se a partenza la Chiocciola si è
guadagnata con l’astuzia di Vittorino
il comando, qui vince inesorabilmente
la corsa e Vittorino trasmette questa
sicurezza a Tanaquilla che erge
la testa e compie il terzo giro come
siglando in bellezza la sua impresa.
Belfiore, superato dall’Aquila, corre
ancora, più leggero, ma senza
convinzione.
Laggiù sotto il Palazzo civico sono
già al vento le bandiere giallo rosse
che corrono verso il Palco dei giudici
mentre la folla chiocciolina straripa
da tutti i cancelli. E’ un torrente
che tutto travolge e sempre più
ingrossa verso Provenzano ove il
canto di ringraziamento alla Vergine
è illuminato dalle candele votive che
i ragazzi di San Marco a Provenzano
portarono la sera del 29 Giugno.
In San Marco, ove la notizia è giunta
prima ancora che Tanaquilla terminasse
la sua impresa, delira l’entusiasmo,
suonano le campane, si accendono
le luci: la fontanina versa vino!
Mario Celli
|
|