2 LUGLIO 1913
Le prove
Martedì sera la prova generale riuscì
bellissima e di vivo interesse per la lotta
accanita fra Tartuca, Chiocciola e
Montone.
Quest'ultimo, partito con ritardo, al
secondo giro riuscì a passare in testa e
giunse primo per due buone lunghezze,
seguito nell'ordine dalla Tartuca e dalla
Chiocciola. Non parteciparono a questa
prova i cavalli della Torre e dell'Istrice.
La corsa di ieri mattina ancora una
volta meritò il suo titolo tradizionale di
provaccia e fu vinta dal Montone.
Il corteo e la corsa
Fin dal mattino la città presentava
quell'aspetto insolito e quell'animazione
caratteristici dei giorni del Palio.
I treni del mattino e il continuo
arrivo da ogni parte di automobili e
carrozze, avevano riversato nelle nostre vie
una folla innumerevole, aggirantesi fra
le strade tutte imbandierate, in attesa
di godersi lo spettacolo.
Sarebbe superfluo che noi ripetessimo
la descrizione della nostra magnifica
piazza nel momento del Palio e riferissimo
ancora una volta come si svolse
l'imponente corteo.
Quest'anno lo sfilamento fu assai
ordinato e ciò non fece che accrescere
l'impressione ammirativa, specialmente
dei forestieri.
Allorché, dopo lo sparo, i cavalli
uscirono dal Palazzo municipale per avviarsi
al canape, nella folla si manifestò
quella vibrazione di ansia che finisce per
conquistare anche coloro che, essendo
giunti di fuori, sono assolutamente
indifferenti all'esito della corsa.
I cavalli furono chiamati al canape
nell'ordine seguente: Selva, Giraffa,
Istrice, Tartuca, Aquila, Lupa, Torre,
Chiocciola, Unicorno e Montone.
Data la mossa colla consueta abilità
dal dott. Pasquale Meucci, l'Istrice prese
la testa del gruppo, seguito dalla Tartuca
e dalla Giraffa. In questa posizione
venne percorso il primo giro.
Al secondo, la Giraffa tolse il secondo
posto alla Tartuca, mentre il Montone
che era scappato sesto, giungeva a toglierle
anche il terzo. Malgrado gli sforzi
accaniti degli inseguitori, l'Istrice rimase
in testa, giungendo primo per una
buona lunghezza sulla Giraffa e sul Montone,
rispettivamente secondo e terzo.
Subito dopo avvenuto lo sparo
indicante la vittoria, la folla scavalcò le
staccionate e dalla piazza e dai palchi
invase la pista, circondando i fantini e
i cavalli.
Il fantino della Torre che non era
riuscito a frenare l'impeto del proprio
animale, cadde a terra e fu subito raccolto
a braccia da molti torraioli che lo
accompagnarono alla Pubblica Assistenza. Egli
non si era fatto alcun male.
Gli istriciaioIi fra alte grida di
giubilo si aggrupparono in massa sotto
il palco dei giudici per ricevere il Palio.
Una fiumana di popolo, preceduto dal
palio, dal fantino e dal cavallo, si diresse,
fra lo sventolìo delle bandiere e il
rullo dei tamburi nel rione vittorioso.
La festa nell'Istrice
Quando il corteo esultante giunse
in via Camollia, già da tempo vi era pervenuta
la lieta notizia e le campane della
chiesa della contrada suonavano a
distesa.
Il palio fu portato nella chiesa,
dove il vicerettore don Ferdinando Lotti cantò
un Te Deum di ringraziamento. Ben presto
arrivarono nel rione innumerevoli
visitatori, specialmente forestieri. Uno dei primi
fu il generale Fara con la sua
signora; anche tutte le notabilità cittadine
fecero atto di presenza.
Il ricevimento ebbe luogo nella sala
delle vittorie. Fra i molti palii, ivi
conservati, erano oggetto di particolare ammirazione,
quello grandioso vinto dall'Istrice
il 17 agosto 1842 nella corsa, a
cui parteciparono tutte le contrade, e
quello del 22 settembre 1896, nella
circostanza dell'inaugurazione del monumento
a Garibaldi.
Gli onori di casa erano fatti con
ospitale signorilità da tutti i componenti
il Seggio della contrada, signori nobil
Brancadori Angelo, priore; conte Gherardo
Spannocchi, capitano; Ferrini Arturo,
economo; Zazzeroni Giuseppe, cancelliere;
Bianciardi Oreste, camarlingo;
Bischi Angelo e Cinci Carlo, consiglieri.
Vennero stappate numerose bottiglie di
champagne, brindando alla vittoria della
contrada e ai suoi trionfi avvenire.
Il fantino, il noto Meloni Angelo,
soprannominato Piccinetto, nativo di Sorano,
era fatto segno alle espansive manifestazioni
di simpatia da parte dei bravi popolani. Anche
il cavallo ebbe,come dovere, la sua
parte di attenzioni.
Nella via Camollia, illuminata con
bracciali e padellette, veniva offerto da
bere a tutti i passanti. Mentre una musica
cittadina suonava scelti ballabili, si
svolgevano le danze entro qualche portone
ed anche in mezzo alla strada.
La festa per la trentesima vittoria
dell'Istrice si è protratta fino a tardissima
ora fra la più viva animazione e la
più schietta allegria, senza essere turbata
dal minimo incidente.
Quest'oggi la rappresentanza della
contrada, col fantino e il cavallo, ha fatto
il tradizionale giro della città ed è stata
accolta ovunque da manifestazioni amichevoli.
Festa in Provenzano
Fino dalle ore antimeridiane del primo
luglio la bandiera tricolore sventolava
festante sul fronte della Chiesa della
vetusta Collegiata di S.Maria in Provenzano;
alle ore 15 i Vespri solenni iniziarono
la festa annuale nello storico
tempio, ornato delle sue preziose supellettili,
decorato delle bandiere votive e
da quelle delle 17 Contrade che facevano
corona al Palio da corrersi il giorno 2
in Piazza del Campo.
Dalle prime ore del mattino fino a
sera della giornata di ieri fu grandissima
l'affluenza dei cattadini e dei forestieri
al tempio plebano, che alle ore 10, alla
messa solenne, ufficiata dall'arciprete
don Casagli, era letteralmente gremito.
In corum evangeli, nel presbiterio,
assisteva il Rettore dell'opera di Provenzano
cav. avv. Anton Francesco Gamberucci
cui furono resi gli onori dovuti
al suo grado.
La messa, musica dei maestri Bernini
e Biagi, fu eseguita alla perfezione
dai cantori della Metropolitana e da alcuni
musicisti senesi con accompagnamento
di quartetto a corda riforzato ad
armonium, al quale sedeva il maestro
Pietro Viviani: il maestro don Carlo
Biagi sostenne la concertazione e la
direzione di tutto il grandioso servizio.
Il tenore Alfredo Pieraccini ed il
baritono Porciatti si rivelarono ancora una
volta solisti accurati e di bella dicitura.
Molto bene il tenore Vittori ed il basso
Enrico Casini.
Il Porciatti in fine missae cantò con
effetto una bellissima preghiera in volgare
del prelodato maestro don Carlo
Biagi, per la quale insieme all'esecutore
riportò i più meritati encomi.
Alla sera, corso il Palio, la Contrada
dell' Istrice con una folla di popolo,
con tamburi e bandiere si recò in Provenzano
a cantare il tradizionale ringraziamento
per la riportata vittoria.
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