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Il Palio non corso del luglio 1848




Nel 2011 Siena ricorda un Palio che non fu corso: quello del luglio 1848.
I soldi per organizzare la corsa furono devoluti ai giovanissimi combattenti che, nel corso della Prima guerra di indipendenza, avevano partecipato, il 29 maggio, alla battaglia di Curtatone e Montanara, presso Mantova.
Erano 65 studenti dell’Università senese con i loro professori. Nel viaggio, che durò due mesi e mezzo, si erano uniti ai numerosissimi goliardi di Pisa e assieme marciarono contro gli austriaci.
E’ una pagina bellissima e priva di retorica. Il professore che comandava i senesi dice che i suoi ragazzi non sapevano marciare, e si disperdevano a caccia di donne che li incoraggiavano, e conclude che non c’era ombra di disciplina per tenerli a freno.
Eppure sul campo di battaglia si sarebbero comportati eroicamente, bloccando l’esercito del maresciallo Radetzky che espresse tutto il suo stupore e la sua ammirazione. Gli italiani erano, in totale, cinquemila con i volontari napoletani ed altri.
Avevano un solo obice e due cannoncini, mentre i fucili erano poco funzionanti. Gli austriaci erano ventimila e disponevano di quaranta cannoni. La battaglia di Curtatone e Montanara durò quasi sei ore e i nostri non ripiegarono fino a quando l’esercito piemontese di Carlo Alberto non prese posizione a Goito dove il giorno dopo i nostri colsero una splendida vittoria.
Con gli universitari senesi - che vestivano una bella divisa azzurra- si erano arruolati anche due ragazzi: Giovacchino Mencarini di tredici anni e Francesco Parenti di diciassette. Giovacchino, troppo piccolo per imbracciare un fucile, marciò come tamburino e battè in battaglia il “passo della Diana”così come faceva sempre quando sfilava con la sua contrada - l’Oca - prima del Palio.
Tornato dalla battaglia in cattive condizioni di salute, il ragazzo morì quattro anni dopo.
Il suo compagno Francesco Parenti, che lavorava nella farmacia di famiglia in Piazza del Campo, fu arruolato tra i combattenti, si battè a Curtatone e ad altri scontri con coraggio tanto da essere promosso Caporale.
Tornato a Siena rientrò in farmacia ed in famiglia dove si abbozzò la ricetta del “panforte”, dolce medioevale tornato di moda.
Nella vecchia farmacia di Piazza del Campo c’è ancora la decorazione su vetro, nella quale con tanto di baffoni si affaccia il ritratto di Francesco, che visse fino al 1925.
Di lui si conserva una lettera che ci racconta di essere stato premiato, per la sua impresa militare, con sessanta lire ma di non averle mai ricevute perché “i mangioni ci sono sempre stati”.
Come si sa la prima guerra di Indipendenza fu perduta - a Novara - dagli italiani, che qualche anno dopo però tornarono in campo (con altri volontari senesi) e fecero la prima Unità d’Italia, quella del “centocinquantenario” che si celebra col Palio imminente del 2011.
A Curtatone e Montanara furono uccisi sedici studenti senesi e altri furono fatti prigionieri e portati a Terezinstadt, là dove - nella seconda guerra mondiale – fu impiantato il campo di sterminio.
Ma allora ci fu un episodio gentile, la popolazione locale, le mogli degli ufficiali austriaci sentendo gli italiani cantare in coro chiesero di poter stare in comune con i prigionieri per ascoltare quelle musiche.
Forse nei loro cuori c’era già un battito d’Europa.

Testo rricavato da www.sienafree.it a cura di Emilio Ravel, con foto di Giuseppe Pirastru